Nella cornice del porto turistico di Ostia ( grazie all'iniziativa dei “Ragazzi
del cinema America”) ,in programma per
l'estate Romana, assistiamo alla proiezione del film di Federico Fellini “ la
Dolce vita”.
E' l'occasione per i meno giovani di rivederlo e per i ragazzi di
entrare direttamente in contatto con uno dei capolavori del cinema italiano e
con un pezzo della nostra storia. Erano, infatti, i primi anni ‘60 e Roma, con gli studi di cinecittà, era la
capitale del cinema italiano.
Per le strade di Via Veneto si vedevano sfilare registi, attori anche di
fama internazionale, produttori e tutto un mondo di persone che gli girava
attorno: dai giornalisti ai " paparazzi" , dalle attricette alle comparse
ecc. ecc. La strada divenne il salotto
elegante di quella mondanità, con i suoi
bar dagli eleganti tavolini all’aperto ed
i locali notturni. A Via Veneto s'intrecciavano storie d'amore , scandali,
tradimenti, affari ed idee. Il passaggio e le occasioni di quella che venne
chiamata "la dolce vita".
Si era ormai in pieno miracolo economico ed il neorealismo venne in
qualche modo messo da parte. la nuova società opulenta guardava maggiormente all'individuo ed ai suoi problemi psicologici, in una
dimensione che sarà sempre più avulsa della sua collocazione sociale .
Questo aspetto è già presente nel film di Fellini e Marcello, il
protagonista, si distaccherà sempre più
dalle sue origini e dalle sue passioni culturali per perdersi in un mondo
superficiale, fortemente individualista, a tratti infelice, ma benestante. Una
delle donne di Marcello, la bella ed
interessante Anouk Aimée, ne ha forse la
piena coscienza. Quando afferma di provare quasi il desiderio di un rapporto
d'amore intenso e duraturo con lui, allo
stesso tempo è cosciente di non voler
rinunciare all'ebrezza di una passione improvvisa e non programmata, che metterebbe in crisi rapidamente qualunque
rapporto. E' il primato della soddisfazione immediata rispetto alla
costruzione lenta ed impegnativa di qualcosa
d’importante, che era forse il tesoro culturale della precedente generazione,
pur con tutti i limiti d'ipocrisia
possibili e presenti. Il carrozzone degli avvenimenti, come in un eterno circo , ci trasporterà
così, da una scena all’altra, alla ricerca di un continuo divertimento pieno,
in realtà, di amarezza e solitudine.
La vita proporrà ancora un’immagine di tenerezza e di sincerità a Marcello,
nella parte finale, con il volto di una giovanissima Valeria Ciangottini ; ma,
lui andrà oltre, ormai disilluso e non più in grado di vivere un’occasione come quella.
Ci sono scene de” La dolce vita “ che sono entrate di diritto nella
storia del cinema come, ad esempio, quella in cui si esprime la piena bellezza
e sensualità di Anita Ekberg, che invita Marcello a bagnarsi con lei
all’interno della Fontana di Trevi. C’è la stupenda musica di Nino Rota che
accompagna le immagini ed i nostri ricordi. C’è una scena di un clown che si
esibisce con un suo numero di musica e mimica
nel locale notturno in cui Marcello ha portato il padre, di passaggio a
Roma, che è da applauso a scena aperta per la sua delicatezza ed intrinseca
magia
Dei ragazzi, dietro di me, commentano l'evidente somiglianza del film con
" La grande bellezza” di Sorrentino
e, dentro di me, penso a questa eterna staffetta dell'arte, che consegna un
simbolico testimone attraverso le generazioni, mai ripetendosi, ma
aggiornando ed aggiungendo nuovo sentimento ed intuizioni su di un terreno precedente,
sempre pieno di contenuti.
Questo ha fatto Sorrentino,
regalandoci la sua opera, e
questo ognuno di noi proverà a portarsi
dentro di sé, nella vita di ogni giorno,
dei contenuti e della serata con il film “ la Dolce vita”, al porticciolo
turistico di Ostia Lido.
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