venerdì 15 febbraio 2019

IL PRIMO RE




Matteo Rovere,  alternando con successo l’attività di produttore ( il ciclo di film “ Smetto quando voglio”) e quella di regista, ci regala dopo “ Veloce come il vento “ del 2016,  interpretato  da Stefano Accorsi e Matilda De Angelis, un nuovo film intenso ed interessante : “ Il primo re”.
All’interno di un ambiente primitivo e e selvaggio,  Rovere ci racconta la storia di due fratelli destinati,  con le loro gesta, a cambiare la storia del mondo . Sono Romolo e Remo ,due pastori  scampati per miracolo ad una esondazione del fiume Tevere che , tuttavia , gli ha fatto perdere le bestie  di proprietà e li ha fatti ritrovare schiavi della terribile città di Alba Longa.
Il percorso di liberazione dalla schiavitù dei due fratelli coinvolgerà altre genti latine e sabine e li porterà pian piano ad affermarsi come capi indiscussi . Solo uno di loro tuttavia sarà il nuovo re e, nonostante il grande amore fraterno che li accomuna, alla fine inevitabilmente sarà compiuto il loro destino . Il fratello ucciderà il fratello e sarà il primo re di Roma. Il film si muove nell’ambito di una rivisitazione del mito di Romolo e Remo  e della fondazione di Roma; ma, nel farlo, ci suggerisce un percorso di confronto  e di valutazione di due modalità di esercizio del potere e dell’autorità.
Durante quasi tutto il film è Remo , magistralmente interpretato da Alessandro Borghi, ad essere il protagonista con la sua determinazione , la sua forza, la sua generosità che lo porterà ad essere il capo assoluto del suo gruppo . Romolo , al contrario , ferito in combattimento sarà quasi sempre visto come un peso , un problema anche per la sua forte determinazione a mantenere con sè e nel gruppo  il fuoco sacro e  la sacerdotessa  Satnei  della dea Vesta così da conservare il favore degli dei.
Proprio , spinto dall’amore fraterno, Remo rifiuterà i dettami della predizione della sacerdotessa che gli impongono di uccidere il fratello per diventare Re. Si ribellerà agli Dei, spegnerà il sacro fuoco di Vesta sacrificherà i sacerdoti per immaginare e perseguire una realtà concreta di dominio personale fondato sulla forza , il coraggio , la determinazione e la capacità; tuttavia, proprio questa eccessiva personalizzazione  del potere porrà le basi della sua sconfitta.
Il film, infatti, ci suggerisce, al contrario, come vincente il percorso di Romolo ( Alessio Apice) che, guarito dalla sua ferita, riaccenderà il fuoco sacro e si farà riconoscere come capo grazie proprio ad una spersonalizzazione del potere. Un  esercizio  dell’autorità come servizio di tutela di credenze e valori della comunità. Valori a cui tutti debbono fare riferimento e che legittimeranno il potere reale.
Il film risulta interessante, vibrante ed intenso, con un‘ambientazione  tutta all’interno del territorio laziale: dal Bosco del Foglino  alla zona di Nettuno, Viterbo e Manziana. Il tutto valorizzato dall’utilizzo della luce naturale da parte del direttore della fotografia Daniele Cipri. Interessante anche la scelta dei dialoghi recitati unicamente in protolatino, antecedente a quello arcaico, con sottotitoli in italiano.


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