Elegia americana “ è il titolo italiano del film “ Hillbilly Elegy”(2020) diretto
da Ron Howard e distribuito sulla
piattaforma Netflix , che, in questo periodo di pandemia, consente ancora la visione della nuova
produzione cinematografica, in attesa di poterla gustare di nuovo nelle sale fisiche .
Il film è l’adattamento
cinematografico dell’omonimo libro
autobiografico di J.D. Vance del
2016, con la sceneggiatura di Vanessa
Taylor , che può annoverare fra i suoi
lavori anche quella del film la “ Forma dell’acqua”.
Nello stesso titolo del libro ,da cui è tratto il film, ci sono alcuni
elementi importanti che caratterizzano l’opera. Il primo fa riferimento al
termine “elegia” che si lega ad un tipo di componimento con forti
componenti autobiografiche , malinconiche e compassionevoli. Il secondo fa
riferimento agli “ Hillbilly” , i protagonisti della storia, un termine con cui
sono identificati i grossolani montanari
della regione dei monti Appalachi. Il terzo è presente nel sottotitolo del
libro in cui si parla della “Biografia di una famiglia e una cultura in
crisi” .
La storia raccontata non è quindi
solo quella di una famiglia; ma, per
assonanza, quella di un’intera comunità. Essa ci racconta, in breve, la sua cultura , la sua storia, la sua crisi ed i termini delle scelte che
stanno alla base della sua possibile evoluzione
.
L’America raccontata da J.D.
Vance è quella degli Hillbillies ,
termine con cui vengono identificati i
componenti della comunità che vive nella zona degli Appalachi, la catena
montuosa che corre parallela alla costa orientale del Nordamerica, dal Canada
sino all’Alabama. La maggior parte di essi è di origine nordirlandese e scozzese, di religione
protestante, con un forte senso della
famiglia ed un attaccamento alle proprie
tradizioni culturali che si ritrovano
anche nel bluegrass, la musica
tradizionale degli Appalachi.
La regione e i suoi abitanti, fino alla metà del XX secolo, avevano goduto di un benessere
economico legato alla produzione del
ferro e dell’acciaio; ma .successivamente , in seguito alla crisi del settore ,
le condizioni di vita erano peggiorate
costringendo molte famiglie ad emigrare
o a rassegnarsi ad una costante marginalità e povertà.
Questa è anche la storia della
famiglia Vance che da Jackson, in Kentucky, si trasferisce a
Middletown, Ohio dove dopo un periodo di
inziale benessere la situazione
peggiorerà enormemente .
Il film ci mostra, infatti, un giovane
J.D. Vance crescere insieme alla sorella
in un ambiente dominato dalla miseria e dalla violenza domestica, con una
madre instabile psicologicamente e tossicodipendente, dei patrigni disoccupati ( che la madre cambia continuamente)
, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e
lamentarsi del governo, in una regione con alti tassi di disoccupazione e di abbandono
scolastico.
Per il giovane Vance ,invece, tutto cambia
quando la famiglia passa dei periodi di tempo dai nonni, a Jakson nel Kentucki.
Lì, la cultura della comunità ,
prevalentemente dedita a lavoro agricolo , è più compatta e più salda e la figura
della nonna ,pur di carattere irascibile
e violento, è assertiva e rappresenta un valido punto di riferimento.
La lezione fondamentale che la nonna
cerca d’impartire al nipote è quella di uscire dalle dinamiche di marginalità
ed autocommiserazione, per assumere un atteggiamento positivo tendente al miglioramento ed alla mobilità sociale: “il sogno americano” .
Il film ,come il libro, ci raccontano la storia di un riscatto personale : quello di
J.D Vance. Egli , dopo il diploma, decide di prendersi una pausa dagli studi ed entra nel corpo dei Marine , dove rafforza
la fiducia in se stesso ed impara ad apprezzare l’importanza del duro lavoro e
della disciplina che, successivamente,
gli consentiranno di entrare nella
prestigiosa Scuola di legge di Yale e
marciare verso l’obiettivo di diventare un avvocato di prestigio.
Questo riscatto , tuttavia, non
può prescindere dalla necessità di rapportarsi in maniera positiva con la
propria famiglia di origine e la comunità di appartenenza. Sia il romanzo che
il film cercano di sviluppare in maniera
ampia questo aspetto, riaffermando la
tesi della possibilità della mobilità sociale .
Questo, forse, è il punto più controverso e che
si presta maggiormente al dibattito ed
alla riflessione per niente ovvia o
scontata .
Secondo Vance
la strada del riscatto può essere quella vincente anche per la sua comunità di appartenenza ;
ma in questo, forse, non sono
sufficientemente considerate le
condizioni strutturali che, in qualche
modo secondo diversi economisti, impediscono a questo meccanismo di funzionare
.
Probabilmente, i due aspetti sono entrambi presenti
. Da un lato c’ è una responsabilità
della classe degli emarginati e
dei poveri a cadere in uno stato di autocommiserazione, di rabbia , di autodistruzione;
ma, dall’altro, è anche probabile che
non vi siano le premesse per un
miglioramento delle condizioni di vita generali di quella comunità se non si procede ad un cambiamento strutturale
della situazione.
Nel suo libro Vance insiste
sulla negatività dell’atteggiamento di autocommiserazione che
autoesclude la maggior parte della comunità povera da un processo di mobilità sociale e dice : “C’era, e c’è ancora, l’idea che
quelli che ce la fanno si possano dividere sostanzialmente in due categorie. La
prima è quella dei fortunati: vengono da famiglie ricche che hanno i contatti
giusti (…). La seconda è quella dei meritevoli: sono nati con un cervello fino
e non potrebbero fallire neanche se ci provassero».
Il film e la storia si soffermano
pertanto maggiormente sull’aspetto
personale ed individuale senza considerare a sufficienza le condizioni
strutturali e le loro problematiche presenti. L’aspetto positivo è comunque
rappresentato dal fatto che il protagonista si senta comunque parte di una
comunità, anche quando ne contesta gli aspetti che non condivide e riesca,,
attraverso il perdono dei comportamenti negativi della madre che lo hanno più
volte penalizzato, ad assumere una nuova responsabilità ed un ruolo di guida
all’interno del suo gruppo familiare. E’ questo il momento più vivo del film che per il resto, in certe sue
parti, pecca per l’eccessiva
caratterizzazione stereotipata dei personaggi.
Tutto questo penalizza, a mio parere, anche le buone interpretazioni di Glenn Close ( Mamaw
Vance) e Amy Adams ( Bev Vance). Interessanti e positive le prove di Gabriel basso ( J.D.Vance ) e Haley Bennet( Lindsay Vance). Sempre di
buon livello la colonna sonora con le musiche di Hans Zimmer e David Fleming.
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