venerdì 27 novembre 2020

Mayrig- Quella strada chiamata Paradiso


 

 Dopo diversi anni di silenzio cinematografico, il regista Henri Verneuil ,ormai settantenne, ha realizzato fra il 1991 ed il 1992 due film, di carattere sostanzialmente autobiografico , che ripercorrono le vicende  di una famiglia armena  che , sfuggita al genocidio  compiuto dall’Impero ottomano agli inizi del secolo scorso, si rifugia in Francia, nella città di Marsiglia.

Il primo film “ Mayrig “, che in lingua armena significa madre, è dedicato , nella prima parte, alla rappresentazione delle scene del martirio subito da quella popolazione,  costretta ad estenuanti marce  verso il proprio sterminio.

Paradossalmente in una scena il regista ci mostra proprio dei cavalieri Curdi ( oggetto di successive persecuzioni da parte dei governi turchi) massacrare insieme a componenti dell’esercito turco  i prigionieri armeni che, assetati , dopo lunghe giornate di marcia cercavano di dissetarsi, bevendo da una pozza d’acqua del terreno. Arresti e deportazioni coinvolsero circa 1.200.000 persone nelle cosiddette marce della morte e  centinaia di migliaia di loro morirono per fame, malattia o sfinimento.

Il film, successivamente, si concentra  sulle vicende della  famiglia Zakarian  che , sfuggita  alla persecuzione turca, arriva a Marsiglia , grazie ai buoni rapporti esistenti  fra la Francia e la popolazione armena nel periodo della prima guerra mondiale e successivo.

 Ci mostra le sue difficoltà d’inserimento , i sacrifici e gli sforzi del  loro percorso d’integrazione, costellato  anche da umiliazioni, ma vissuto con una grande forza d’animo ed assistito da una cultura profonda radicata nelle  proprie origini che rimarrà sempre un punto di forza della loro vita.

 La madre Mayrig e le sue sorelle  saranno di grande aiuto alla sopravvivenza familiare con la loro abilità nel cucito che le porterà ad ottenere  commesse di lavoro  come camiciaie e successivamente a mettere in  proprio l’attività con un laboratorio aperto al pubblico.

Come non ricordare, per affinità, l’abilità delle nostre madri e sorelle nella riparazione degli indumenti , nella cucitura degli orli , nella realizzazione degli abiti  femminili  negli anni cinquanta e sessanta del novecento !

Grazie a tutto questo il piccolo Azad Zakarian ( il vero nome del regista Henri  Verneuil) frequenterà una ottima scuola di Marsiglia e alla fine del suo percorso  scolastico  conseguirà la laurea in ingegneria che festeggerà in famiglia  con un dolcissimo valzer ballato  con la madre( Claudia Cardinale) in quella strada chiamata paradiso dove si trova la loro abitazione , sotto gli occhi commossi del padre Hagop ( Omar Sharif).

Il secondo film continua la storia mostrandoci  un Azad ormai adulto che è diventato un autore teatrale di successo, che vive il privilegio e le lusinghe della fama e della ricchezza, ma che ha  cambiato il proprio nome in  quello di Pierre  Zakar, accettando di mettere in una sorta di  penombra  le proprie origini.

La narrazione ci mostrerà invece il percorso di riappropriazione da parte  di Pierre Zakar  della propria cultura familiare  e delle proprie origini armene fino alla ripresa del proprio cognome originario , tanto desiderato dai propri piccoli figli.

La bellezza è che tutto questo , come del resto è accaduto nel primo film , ci viene narrato privilegiando un senso di ricerca dell’armonia e di quei tratti culturali della propria origine familiare che sono il vero valore ritrovato nella vita di Azad ( che in Armeno significa “ Libero”).

E’ una cultura semplice , formalmente rispettosa delle persone e che vede nella famiglia il centro della vita sociale e degli affetti.

La cultura  di un popolo del medio oriente, come quello Armeno,  che ci mostra come   sia sempre possibile  l’integrazione   fra persone di cultura diversa, mantenendo il valore delle proprie origini ,nel segno del rispetto e della ricerca comune  dell’armonia nella propria vita.

Due film che, insieme, rappresentano una storia  che ci lascia momenti di riflessione e di verità.

Piena di sentimento e partecipazione è  l’interpretazione dei tre principali protagonisti :  Claudia cardinale ( Mayrig), Omar Sharif ( Hagop)  e Richard Berry ( Azad Zakarian -Pierre)  

Con queste opere Daniel Verteuil, ritornando in qualche modo a guardare agli anni della sua vita , conclude la sua carriera di regista cinematografico .

Nel 1996 a riconoscimento del suo valore artistico gli verrà conferito un premio  César onorario  (premio alla carriera) ed entrerà a far parte dell'Accademia delle Belle Arti.

 

 

 

 

 

 

 

 


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