mercoledì 18 novembre 2020

LA VITA DAVANTI A SE’

La vita davanti a sé (The Life Ahead), diretto da Edoardo Ponti, è un film liberamente tratto dal romanzo omonimo scritto da Romain Gary , già portato sullo schermo con un film di produzione francese del 1977, diretto da Moshé Mizrahi. Nell’adattamento proposto con questo film da Edoardo Ponti, ambientato a Bari, la storia si concentra sul rapporto che si viene lentamente creando fra il piccolo ragazzo di colore Momò ( Ibrahima Gueye) e Madame Rosa ( Sophia Loren). Momò è un bambino orfano di origine senegalese con un vissuto difficilmente controllabile che lo porta ad avere rapporti con la malavita, spacciando droga per conto loro. Madame Rosa è invece una donna ebrea anziana che ha trascorso la sua infanzia nel campo di Auschwitz a cui è sopravvissuta . Povera e senza poter contare su nessuno, ha vissuto facendo la prostituta e adesso aiuta i servizi sociali, ospitando in casa sua figli di prostitute e ricavandone un aiuto finanziario. Accanto ai due protagonisti, ruotano altri personaggi come il Dottor Cohen ( Renato Carpentieri) amico da sempre di Madame Rosa a cui presenta il piccolo Momò, che a suo parere non può continuare a stare in un centro sociale perché troppo incontrollabile e bisognoso di vivere, al contrario, in una situazione dove poter avere un rapporto con una figura femminile di riferimento, che gli permetta di colmare il vuoto che ha subito con la perdita della madre. C’è poi lo spacciatore ( Massimiliano Rossi) che ha assunto Momò per spacciare a sua volta. C’è Lola , la prostituta sudamericana, che abita nello stesso palazzo di Madame Rosa con cui ha un rapporto di confidenza ed amicizia ed ancora Hamil ( Babak Arimi) che fa lavorare con se Momò , provando ad insegnargli il mestiere , comprendendolo e cercando di farlo allontanare dallo spaccio. Dopo le scene iniziali, che rappresentano quasi un vero e proprio prologo , è l’incontro umano fra Momò e Madame Rosa a diventare il centro della narrazione . Affiorano così le loro differenze culturali , la loro diversa sensibilità e fragilità. L’aspetto più interessante è che non c’è la classica figura dell’adulto che si prende cura del più piccolo, insegnandogli a vivere. Ambedue i protagonisti, infatti, vivono una condizione di bisogno e di debolezza che li porta a sorreggersi a vicenda scoprendo un percorso di amicizia e la voglia di essere uno di aiuto all’altro. Bellissimo in tal senso il regalo di una mimosa che Momò fa a Madame Rosa che aveva sempre associato quel fiore alla sua infanzia familiare perduta. E’ forse questo l’aspetto più intenso della storia che rimane nell’animo dello spettatore: la possibilità di avere una prospettiva di vita davanti a se solo dopo essere riuscito a prendersi cura dell’altro, ricevendo in cambio una maggiore coscienza e sicurezza di se. Molto intensa e bella l’interpretazione degli attori ed in particolare del piccolo Ibrahima Gueye e di Sophia Loren che molti ritengono possa essere candidata all’Oscar .Bellissima anche la canzone “Io si” (Seen) composta da Diane Warren e cantata da Laura Pausini.

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