giovedì 31 maggio 2018

HOTEL GAGARIN



C'era una volta un paese lontano, dalle valli innevate e solitarie che circondavano una lunga distesa d'azzurro. Era un lago dalle acque serene che specchiava i pensieri.  Il cielo celeste,  costellato da bianche nubi, guardava dall'alto  il grande albergo dove un gruppo di artisti era arrivato da un altro lontano paese.
Forse, non erano artisti ma lo volevano essere, almeno provarci,  ed erano caduti così nella trappola  ben congegnata da parte di un sedicente produttore cinematografico, che li aveva mandati lì, in Armenia, per girare un film.
 Lui , invece,  era sparito con i soldi del finanziamento europeo e ,per i nostri amici, la ricerca di un cambiamento, di un'occasione  si  era rivelata solo come  l'ennesima delusione.
Ora erano lì , isolati dal mondo ,  in mezzo ad una guerra; ma, la loro crisi, la parola crisi ,come suggeriva uno strano ospite dell'albergo dove alloggiavano ( un grande Phlippe Leroy)   , nella lingua cinese ,poteva avere  due significati di cui uno è il termine :opportunità.
I nostri personaggi erano venuti  mossi dall'idea di realizzare un film , di fare cinema e il cinema è ,per chi lo ama, il veicolo dei sogni.
 L'opportunità che si presenta da sola, con le vesti di un povero vecchio, è quella di realizzare il suo sogno: "So che voi riuscite a realizzare delle scene, a rappresentare dei sogni. Volete aiutarmi a realizzare il mio sogno? Ho sempre desiderato essere Gagarin , il grande astronauta russo. Quello che ha dato il nome all'Hotel".
Il nostro insegnante, soggettista e regista ( un sempre più bravo ed intenso Giuseppe Battiston) acconsente e da quel momento quel gruppo d'italiani, venuti a cercare un'occasione in quel lontano paese, colgono un'opportunità : realizzare il sogno di qualcuno . 
Così, l'Hotel Gagarin diventa una fabbrica di sogni , un luogo dove tutti gli abitanti del villaggio vicino vengono per chiedere la realizzazione del proprio sogno .
Da quel momento, la vita dei nostri personaggi comincerà lentamente a cambiare . Anch'essi   cercheranno nel profondo del cuore , con la stessa innocenza del bambino, un modo per coltivare qualcosa di bello ed inseguirne la realizzazione. Sarà un processo inarrestabile che  porterà ognuno di loro  a cercare finalmente una strada diversa , unica , bella , personale che assomiglia molto a quella  di seguire il proprio sogno.
 Ci sarà chi rimarrà in Armenia perché ha trovato un amore, chi partirà a cavallo  verso un altro lontano paese seguendo solo la strada della semplicità e della naturalezza, chi ritroverà il piacere dello stare insieme, dell'avere fiducia l'uno nell'altro, per tentare una vita  nuova, chi vorrà ,soprattutto,  scrivere e raccontare questa storia.
Simone Spada,  prima di arrivare con " Hotel Gagarin"al suo debutto alla regia, ha avuto una lunga esperienza come aiuto regista  di Claudio Caligari, Gabriele Mainetti e Gennaro Nunziante.
Di  questo film ha curato anche  la sceneggiatura; mentre, si è avvalso della collaborazione di Maurizio Calvesi per la splendida fotografia  e di  Maurizio Filardo per le musiche.
Bravissimi tutti gli attori principali  come Giuseppe Battiston, Claudio Amendola, Luca Argentero, Barbora Bobulova, Silvia D'Amico, Philippe Leroy e Caterina Shulha, che partecipano  con grande intensità artistica alla rappresentazione del loro personaggio.
Questo film è una vera favola  ed il cinema , la stessa sala cinematografica, grazie alla storia raccontata , si trasforma in una macchina dei sogni , dei nostri sogni, coinvolgendoci emozionalmente .
Credo che ottenere questo risultato sia già un successo per qualsiasi film e ne giustifichi la visione.





venerdì 25 maggio 2018

DOGMAN - " Er Canaro"



Nella tradizione italiana di un tardo neorealismo o, se vogliamo,  nell’atmosfera del Pasolini dell’”Accattone”, Garrone ci regala la descrizione di quella periferia, di quella sorta di villaggio marginale , in cui si svolge la vita di  Dogman ” Er canaro”, che passa la giornata nel suo negozio di toelette per cani , scambia le sue idee con gli amici di sempre : gli altri negozianti ed abitanti del villaggio con cui gioca delle entusiasmanti partite di pallone. sniffa droga , la vende, muore d’amore per la figlia e con la stessa innocenza chiama con la parola “ Amoore” tutti i cani che incontra e che tratta nel suo negozio.
Marcello , è  il nome del protagonista della storia ma anche quello di Marcello Fonte che lo interpreta così bene da essere stato premiato come miglior attore al Festival di Cannes.
Marcello è anche amico del “possente “ Simoncino ( Edoardo Pesce) che di gradevole e diminutivo ha solo il nome. Un  “borderline” , perduto fra la Cocaina, di cui è assiduo consumatore, locali da gioco , piccoli furti e prostitute. Una mina vagante incapace di convivere con gli abitanti del borgo a cui appartiene, i quali, dal canto loro, sarebbero ben felici di liberarsene. Un deviante cronico che coinvolgerà Marcello in tante situazioni-limite, tali da fargli perdere la stima dei suoi amici/conoscenti  e  che lo porteranno ad essere incriminato e punito con un anno di carcere.
Condanna legata al fatto di non aver saputo resistere alle pressioni di Simoncino  per la realizzazione di un furto a danno di un negozio confinante con il suo e di  non averlo poi voluto denunciare.
Garrone si è liberamente ispirato, per la realizzazione del suo film,  alla vera storia di Pietro De Negri, passato alle cronache criminali come "il canaro della Magliana", che nel 1988 uccise l'ex pugile suo amico e persecutore Giancarlo Ricci. La vicenda ebbe una risonanza fortissima nella pubblica opinione per l’atrocità delle diverse fasi del crimine e per la morbosità e cattiveria insita nel rapporto fra i due uomini.
Nel film , invece, più che le vicende personali  che coinvolgono i protagonisti fino alla tragiche scene finali , quello che colpisce è la rappresentazione della coralità . La descrizione , oggi sempre più attuale ed emblematica , di una realtà periferica con le sue regole di convivenza , le sue caratteristiche di marginalità, d’illegalità diffusa , in cui sono presenti, eppure,  anche valori di rispetto, di amicizia, di lealtà o d’infamia.
Una coralità che ha delle regole silenziose che, in qualche modo, dettano i tempi del racconto ed a cui i vari protagonisti si rapportano .
Lo stesso Marcello,  come ha detto Garrone nel corso di un’intervista, è : “  un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e perfino il mondo che, invece, rimane sempre uguale, e quasi indifferente".
Le ultimi immagini del film  ci presentano Il volto di Marcello, solo ed assorto nei suoi pensieri, che  cerca di parlarci  di una realtà periferica , marginale, oggi  sempre più diffusa, di cui nessuno si occupa, ma che chiede attenzione  e comprensione.
Forse, ai tempi in cui Pasolini descriveva la vita dei sottoproletari periferici romani c’era comunque una forte classe operaia ed una ideologia progressista chiara e forte che si poneva il compito di riscattare anche quella condizione. Oggi, la marginalità è forse ancora più diffusa  ma ha difficoltà  a riferirsi , come allora , a dei movimenti di lotta per il progresso, la speranza e il  riscatto sociale.


lunedì 21 maggio 2018

IL DUBBIO. UN CASO DI COSCIENZA



Le conseguenze di un evento improvviso e causale possono ricadere drammaticamente ed imprevedibilmente  sugli altri, mettendo  a dura prova tutto il nostro essere , la nostra coscienza.
La realtà non è mai del tutto chiara e priva di contraddizioni ed il dubbio diventa l’elemento centrale della nostra riflessione, chiamandoci comunque a prendere delle decisioni.
In ogni caso, dobbiamo assumerci delle responsabilità rispetto a quello che consideriamo  essere il nostro dovere e rispetto a quello che è il meglio possibile. la scelta complessivamente più giusta .
È questo il tema centrale sviluppato dal regista iraniano Vahid Jalilvand  nel film “ Il dubbio .Un caso di coscienza” , di cui ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad Ali Zarnegar,
Il film svolge la sua trama con uno stile asciutto e conseguenziale, in cui ogni singola scena sembra essere parte dell’interna riflessione che agita la mente ed il cuore del protagonista, il dottor Nariman.
La regia  è stata particolarmente apprezzata,  consentendo a Vahid Jalilvand di ottenere il relativo  premio al Festival del Cinema di Venezia ( 2017), nella categoria “Orizzonti”  
Attorno al tema del dubbio,  si dispiega la  moderna società iraniana , con le sue divisioni sociali , la sua cultura fortemente influenzata dalla fede islamica , i rapporti uomo -donna . Una società che, nonostante le apparenti diversità, ci sembra molto più vicina di quello che potremmo supporre o immaginare.
E’, in fondo, molto simile a quella italiana dei primi anni sessanta, in cui coesistevano insieme le spinte alla  modernizzazione con una solida cultura formalmente regolata su modelli di comportamento ispirati  ai valori cattolici.
Molto interessante è la relazione uomo-donna  e l’influenza che la stessa ha  sui comportamenti maschili. Se formalmente l’uomo ha  un ruolo dominante , la donna ne controlla e spesso ne indirizza il comportamento, richiamandolo ai doveri connessi al suo ruolo.
Gli attori sono molto credibili nel loro ruolo che interpretano con una bella naturalezza ed un a forte intensità; da Navid Mohammadzadeh ad  Amir Aghaee, Hediyeh Tehrani, Zakieh Behbahani e Saeed Dakh.
L’evento improvviso, descritto come causa scatenante del caso di coscienza,  è un incidente d’auto che mette in rapporto persone e classi sociali differenti.
Da un lato Caveh Nariman, medico legale, che lavora in obitorio insieme alla moglie sua collega, appartenenti ad un ceto sociale economicamente elevato e culturalmente moderno. Dall’altro, una povera famiglia in condizioni disagiate e marginali , dai comportamenti più  ambigui ma tradizionali .
Una sera, Il medico investe accidentalmente con la sua auto una famiglia che viaggia in moto. Il bambino cade e batte la testa in modo apparentemente privo di conseguenze. A distanza di poche ore, arriverà il suo cadavere in obitorio, proprio dove lavora Nariman.
La diagnosi dell'autopsia, eseguita dalla moglie del medico, parla di avvelenamento per botulismo; ma, da quel momento, il dubbio prenderà il sopravvento nella mente dei protagonisti.
Il medico non potrà non considerare il dubbio che, invece, la causa della morte del bimbo sia proprio connessa all’incidente ed al conseguente trauma cranico. Il padre del bambino non potrà invece non tormentarsi per il dubbio di aver provocato la morte del figlio  con l’intossicazione da botulismo . Come gli rimprovera la moglie ( dimenticando di aver comunque anche lei   accettato e cucinato la carne di pollo avariata) egli , infatti, ha comprato per pochi soldi dei polli  senza sapere che si trattava di volatili morti per malattia. Oppresso dalla rabbia e dal senso di colpa, il padre del bambino ucciderà in una lite  colui che gli ha venduto per avidità i polli ammalati e rimarrà vittima di quel gesto finendo in carcere, in attesa della definizione del processo a suo carico.
Il medico,  pur in presenza di una  diagnosi  ufficiale della morte del bambino per intossicazione da botulismo, continuerà ad essere tormentato dal dubbio che ,invece ,essa possa essere stata provocata dal trauma connesso all’incidente e chiederà ed otterrà di procedere ad una nuova autopsia ed esame del cadavere.
Il Dubbio rimarrà sovrano della storia  e nessuno riuscirà ad avere delle complete certezze.
Le scelte e l’assunzione di responsabilità saranno comunque necessarie e si sceglierà, di conseguenza,  seguendo quello che ci sembrerà più giusto ed opportuno, accettandone le conseguenze. Un invito al coraggio delle proprie azioni che sembra essere diventata una merce sempre più rara da trovare nelle nostre moderne società.
Un film, per niente ovvio e sfidante, che tiene avvinto lo spettatore per tutta  la sua durata .




martedì 15 maggio 2018

LORO 1- LORO 2- Un film in due parti




“Loro” sono forse tutte quelle persone che hanno fatto di tutto per  entrare a far parte del “Suo” giro, conoscerlo e ricevere  dei vantaggi personali come pagamento e/o risarcimento di quello che hanno dato.
“Loro” sono forse anche quelli che fanno già parte della " casta" di potere che "Lo" circonda.
Un potere che non si limita a quello strettamente politico, ma anche dei mass media , dello spettacolo, dei salotti buoni , dell'impresa e della finanza.
Non a caso Sorrentino, per descrivere momenti di vita di questi " Loro", sembra quasi riproporre in alcune parti l'atmosfera  ed il vuoto esistenziale della " Grande Bellezza".  
Se tutto questo esiste  è grazie a " Lui". Al consenso ed al potere che ha saputo ottenere forse proprio grazie alle sue grandi doti di venditore che hanno caratterizzato tutta la sua carriera. Emblematico è ,a questo proposito, il colloquio che vede impegnato Berlusconi con Ennio Doris (ambedue interpretati superbamente da Tony Servillo) in cui quest'ultimo, dopo avere tessuto le doti di lungimiranza e capacità di decisione del “Cavaliere”, gli ricorda la sua dote forse più importante e caratterizzante : la capacità di vendere.
E' questa che gli  ha permesso di spiccare il volo prima nell'edilizia , poi con la televisione e  quindi nella politica.
Il segreto?  Credere per primi nel sogno che si propone agli altri. Solo in questo modo potrà esser da loro considerato, condiviso ed in ultima analisi comprato.
Pur non entrando nella tipologia del venduto politico di Berlusconi agli italiani, Sorrentino  ci propone una versione più profonda ed impegnativa della semplice abilità del convincere.
E' vero, in una scena in cui dialoga con il nipote, Berlusconi  aveva spiegato che l'importante era riuscire a convincere l'altro , anche utilizzando argomenti ed affermazioni non del tutto veritiere; ma in quest’altra scena , invece,  Doris gli ricorda: " devi donare  tutto te stesso. L'altruismo è la migliore forma di egoismo".
In qualche modo Sorrentino ci fa riflettere sul fatto che l'ascesa ed il successo di Berlusconi sono stati legati alla sua capacità di venderci i suoi sogni e la sua storia;  ma, che questo processo non può essere liquidato, come hanno fatto in molti, ritenendolo una sorta di manipolazione delle coscienze, anche grazie ad un uso spregiudicato del controllo dei mass media.
No! Qui si lascia intendere , senza mai entrare nella peculiarità politica , che il processo abbia avuto una sua capacità di proposta autentica.
Bisogna quindi evitare di confondere lo spettacolo collaterale e miserevole   dell'esercizio del potere , delle feste  smodate , della droga e del sesso, che sono state un tratto  della modalità del rapporto fra " Lui" e "Loro",  con i contenuti della proposta che ha convinto parte degli italiani, portandolo al successo ed al potere.
Ma chi è dunque l’uomo che è il protagonista di questo processo?
A questo punto ,lo sguardo e la trama del film si posano sui sentimenti più intimi dell'uomo Berlusconi, sulla sua generale voglia di vivere e sulle immancabili delusioni ed amarezze presenti nella vita di ognuno di noi.
Sugli slanci di attenzione e generosità nei confronti dei terremotati  documentati nel finale del film “ Loro 2”e sull'amarezza nei confronti della perdita dell'amore della moglie Veronica  che, invano, cerca di riconquistare e che, indelebilmente, rivede giovane dichiararsi innamorata di "Lui", proprio di lui.
Sarà la musica della canzone  di Fabio Concato : “ Domenica bestiale”( convocato personalmente per cantarla nella villa del cavaliere) a fare da sottofondo al ricordo dei primi attimi d’amore con Veronica ed è sempre la musica ad essere compagna dei suoi ricordi , delle sue emozioni e della sua allegria, con il suo canto  accompagnato dalla chitarra del fido Apicella o ancora ricordata dal compagno Confalonieri quando lo stesso  gli  accenna  i comuni momenti giovanili dell'attività di piano bar.
Quando Sorrentino ci parla di Berlusconi ci racconta, è vero, di  un periodo della nostra storia; ma, la sua curiosità ,come ha dichiarato in un’intervista , è rivolta soprattutto alle  caratteristiche della personalità dell’uomo:  “Vorrei provare a descrivere questo personaggio complesso. Sono interessato all'uomo che sta dietro il politico. Non sono interessato agli aspetti politici”.
Quest’uomo di potere e di comando presenta tutte le delusioni e gli entusiasmi di noi tutti e anche “Lui” , ci lascia intendere Sorrentino, ha dei “ Loro “, forse più potenti di lui, a cui riferirsi: Il misterioso “ Dio”  di cui non si conoscerà mai né il volto o l’identità; gli stessi rapporti mai chiariti, che la moglie gli rimprovera nell’ultimo litigio, nei confronti degli imprecisati, importanti finanziatori dei miliardi di lire con cui ha fatto decollare  le sue attività economiche.
Molti sono i personaggi  che compongono la carrellata dei “Loro” rappresentata da Sorrentino ed ognuno ha la sua storia e le sue ambizioni che ruotano attorno a “Lui” .
Pochi , forse pochissimi,  sono stati capaci di essere  dei compagni di strada e di avergli dato una valida collaborazione ,oltre ad aver ricevuto una fetta del suo potere.
Molti vedranno delusa la propria voglia di emergere e di godere del contatto con “ Lui “ per migliorare la loro condizione. . C’è anche chi, alla fine, troverà invece “patetico” il suo comportamento e poco interessante, rinunciando anche ai possibili risvolti positivi  di carriera  di un rapporto con “Lui”.
Sarà Stella, la ragazza che, nel corso di una grande festa tenuta dal Cavaliere nella sua villa in assenza della moglie, lo rifiuterà, ritenendolo vecchio e  patetico, pur non riuscendo a smontare la sua fiducia in se stesso.
Un discorso a parte  merita la figura della moglie Veronica che, avendolo proprio  amato, si dichiara delusa dal suo comportamento  come amante , marito, imprenditore e politico.
Delusa  perché gli rimprovera di non essersi mai pienamente  rivelato, neanche nel suo rapporto con lei, e di non essere  mai stato veramente autentico, tradendo la fiducia di tutti.
Nella sua risposta,  Berlusconi le chiede : “ma tu, come mai sei rimasta tutto questo tempo con me, se pensavi veramente tutto questo?”
In qualche modo, Berlusconi le contesta un giudizio troppo severo, ricordandole come la vita l’abbia messo sempre di fronte ad una dura lotta con gli altri che usavano gli stessi mezzi, anche a volte scorretti, che si è trovato ad usare. Le ricorda  che comunque ne era uscito vincitore e su quella vittoria aveva potuto costruire quella vita , quell’immagine, quelle condizioni economiche che avevano permesso di proteggere sia le sue  attività sia le persone più care  e Lei ,prima di ogni altro.
Quello che Sorrentino mette in bocca a Berlusconi in questa scena è un discorso che abbiamo sentito tante volte e che in qualche occasione è stato fatto forse anche da molti di noi; ma, Veronica non gli risponderà e lo lascerà, facendogli capire che in quel modo e con quel comportamento ha perduto il suo amore.
In ogni caso per Berlusconi ,comunque, la vita , pur tra  successi e delusioni, continua . la politica continua , e “Lui” e “Loro” continueranno ad avere interessi comuni da portare avanti ancora…. e ancora…… e ancora…………..
Dopo quasi dieci anni da “ Il Divo” ( 2008), dedicato alla figura di Andreotti,  Sorrentino centra l’obiettivo della sua macchina da presa su Berlusconi, forse una delle figure umane , imprenditoriali e politiche più interessanti di questi ultimi anni.
Ne ha ricavato due film : “Loro 1”  e “Loro 2” di complessivi oltre 200 minuti, che forse potevano essere riuniti in un’unica pellicola e che comunque andrebbero visti uno dopo l’altro.
Splendida ,come sempre, la fotografia di  Luca Bigazzi e ottimo il cast dei bravissimi attori che caratterizzano con cura e autenticità i diversi personaggi, a cominciare  da Toni Servillo nella parte sia di Berlusconi che di Ennio Doris.
Bravi anche  Riccardo Scamarcio ( Sergio Morra), Elena Sofia Ricci ( Veronica Lario), Kasia Smutniak ( Kira), Fabrizio Bentivoglio ( Santino Recchia) ed un’interessante Alice Pagani  nel particolare ruolo di Stella.
Citiamo ancora, pur in ruoli minori, Giovanni Esposito( Apicella) , Ugo Pagliai ( Mike Bongiorno) , Ricky Memphis( Riccardo Pasta), Mattia Sbragia( Fedele Confalonieri) e Max Tortora( Martino).


venerdì 4 maggio 2018

L'isola dei cani



Wes Anderson, dopo essere stato apprezzato dal grande pubblico  con il  pluripremiato lungometraggio "Grand Budapest Hotel" del 2014, torna al cinema d'animazione , dopo "Fantastic Mr. Fox "(2009), con il nuovo film "L'isola dei cani", realizzato con la tecnica della stop motion , nota anche come "a passo uno".
Il film è stato presentato al festival di Berlino dove ha ottenuto l' Orso d'argento per la  miglior regia.
La storia raccontata ne "L'isola dei cani" è  ambientata in Giappone e il regista ha dichiarato di essersi in qualche modo ispirato  per la sua ideazione al cinema di  Akira Kurosawa assieme agli speciali natalizi,  anch'essi  in animazione a passo uno.
Insieme a Wes Anderson, hanno collaborato al soggetto anche  Roman Coppola, Jason Schwartzman e Kunichi Nomura. Quest'ultimo ha avuto un ruolo particolarmente importante, secondo il regista ,    per  contribuire al rispetto dell’aderenza della costruzione del film  allo stile giapponese.
Anderson  arriva addirittura alla scelta di non doppiare tutti i personaggi umani che parlano  in giapponese , spesso senza sottotitoli, limitandosi a farci comprendere il senso delle loro parole con vari accorgimenti che vanno dalla narrazione dei fatti  da parte di una cronista o dalle  reazioni e commenti  dei cani o altri personaggi o dalla voce fuori campo. 
Nomura che vive a Tokyo  ha reclutato diversi altri attori giapponesi per dare voce a diversi personaggi del film e ,personalmente, è stato poi  scelto per doppiare il  personaggio del malvagio Kobayashi , il sindaco della città di Megasaki.
È proprio qui , in un Giappone di un futuro fittizio,  datato 2037, che  inizia la storia de "L'isola dei cani".
A seguito di una virulenta influenza  canina  che, si dice,  potrebbe attaccare anche  il genere umano, il sindaco della città , Kobayashi ottiene il consenso della popolazione per la messa in quarantena di tutti i cani  all'interno di un'isola utilizzata come discarica di rifiuti. Non manca  all'interno della narrazione  la  descrizione  della manipolazione dell'informazione da parte del potere, né il modo in cui viene emarginata e poi addirittura eliminata fisicamente l'opposizione.
Le immagini ci mostrano  lo squallore dell’isola discarica ,  la tecnologia meccanica attraverso cui viene gestita, la solitudine e disperazione di quei cani abbandonati ormai al loro destino di fame   e pericolo dopo essere stati, fino a quel momento,  i fedeli amici dell'uomo .
Un giorno, cinque di questi cani  incontrano  un ragazzino : Atari Kobayashi, ( nipote adottivo del sindaco di Megasaki) giunto sull'isola grazie ad un atterraggio di fortuna per ritrovare il suo cane Spots. Mentre a Megasaki le persone cominciano  a dividersi fra la paura dell'infezione e le rimostranze per l'abbandono dei cani a cui erano affezionati, nell'isola  i cinque cani decidono di aiutare Atari nella ricerca del suo cane Spots. La storia continua  fra la descrizione dei pericoli  che il piccolo gruppo si troverà ad affrontare e le relazioni ed i sentimenti che affioreranno fra i diversi personaggi.
La mano del regista è particolarmente attenta nella descrizione di una cultura come quella giapponese intrisa dall'informatica (dagli hacker alla robotica) e della ricerca scientifica. Tecnicamente,  appare inoltre interessante  e non usuale l'utilizzo , in un film d'animazione , del flashback per spiegare alcuni aspetti  e premesse del racconto. Allo  stesso tempo, è particolarmente indovinato, per immetterci più profondamente nel mondo culturale giapponese,  la presentazione dei brevissimi e profondi Haiku oltre che  la descrizione dei dipinti e costumi dai colori sgargianti .
Il film è pur sempre una favola  e ci parla dell'importanza  dei sentimenti , della chiarezza, dell'onestà che sono le uniche cose che consentono una tollerante ed armoniosa convivenza fra le persone, la natura  , gli animali.
La gestione dispotica del potere , la manipolazione , la falsificazione della realtà finiscono per distruggere i suoi stessi artefici.
Pur nella sua semplicità, Anderson, con il suo film, tocca delle note profonde  della nostra epoca e propone,  a noi tutti che lo vediamo, un suo originale percorso di cultura sociale e di  speranza.