martedì 6 novembre 2018

FIRST MAN



“Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”.
Con queste parole, Neil Armstrong commentava lo sbarco sulla Luna del primo essere umano.
Quanta  naturalezza e semplicità nel descrivere quel semplice gesto , passo finale di un lungo processo che ha impegnato l’intera umanità e la sua  storia!
Quanta fatica , quanta casualità, quanta determinazione , quanto ….. quanto….. quanto…..racchiude dentro di se quel singolo gesto umano!
In  “ First man”, Damien Chazelle desidera parlarci dell’impresa,  ma anche dell’uomo che l’ha vissuta in prima persona, e di come  e per quali motivazioni e casualità si è ritrovato a viverla.
Al di fuori di ogni trionfalismo,  il film cerca dunque di seguire il percorso individuale che ha portato quella singola persona ad incarnare, nel suo piccolo passo, il più grande progresso scientifico dell’umanità.
Uno dei motori  di quell’uomo è  stato  ,forse, la perdita della sua bambina, che l’ha portato a cercare un cambiamento  per elaborare quel lutto ; ma, sicuramente , lo hanno anche affascinato  l’immensità dello spazio e la possibilità del superamento del limite
Quando nelle prove di selezione   alla NASA gli verrà chiesto  cosa pensa di quel progetto,  Armstrong risponderà  che la missione ci permetterà  di vedere cose che finora non abbiamo potuto vedere . Ci permetterà di avere un punto di vista diverso. Di osservare e comprendere meglio la stessa realtà che viviamo.
Ma quanto dolore è ancora presente in quella  missione!
Quante incertezze sia tecniche,  sia umane, prima di essere scelto come primo uomo a scendere sulla Luna ed essere capace di arrivare al traguardo!
La prima parte di quel cammino ci regala forse una delle scene più belle del film , mentre assistiamo al primo  Rendez vous mai effettuato nello spazio, nell’ambito della missione Gemini 8, fra la navicella spaziale di Armstong e il veicolo senza equipaggio  Agena .
Quando l’aggancio viene effettuato  , all’interno  di  uno spazio circostante sereno  ed infinito, sulle note  composte da  Justin Hurwitz , che improvvisamente ci richiamano  alla mente  la musica di LaLaLand, il sorriso che si stampa sulla faccia dei piloti ed il generale entusiasmo della sala comandi   di Houston oltrepassa,  nella sua coralità, ogni singola motivazione personale  o nazionalistica, per consegnarci la contentezza di un progresso raggiunto da ogni essere umano.
In quel momento, Chazelle ci conduce per mano oltre  la pur presente competizione fra USA e URSS all’interno della guerra fredda, oltre  la contestazione  dell’opportunità economica della  missione , oltre le inefficienze tecniche  ed i pericoli  che, pure, oggettivamente esistono e possono compromettere il futuro dell’intero progetto.
Subito dopo la soddisfazione, tuttavia, la complessità e la contraddizione presente in ogni realtà si manifestano brutalmente con gli  errori tecnici e la morte di un equipaggio di colleghi ed amici che erano forse quelli  originariamente prescelti per il primo allunaggio .
Armstrong dovrà di nuovo elaborare il lutto della morte  e dedicare  tutte le sue energie al progetto,  trascurando  i suoi affetti familiari  e  cercando solo li , nello spazio  una nuova occasione , un nuovo punto di vista per ritornare a vedere con occhi diversi  la realtà. Quella è la strada  da percorrere per farcela . Se non cerchiamo di superare i nostri limiti, non progrediremo e non riusciremo ad essere di nuovo presenti  ed amare la nostra vita.
Nelle scene finali del film Chazelle ritorna su questo punto, utilizzando le immagini  e le parole di J. F. Kennedy che insistono  sulla necessità, per un Paese, di affrontare e superare i propri limiti. Potremmo cercare di fare delle cose facili , dice Kennedy, ma vogliamo invece affrontare le cose difficili  per andare avanti .
“First man” (2018) è un film  diretto  da Damien Chazelle e scritto da Josh Singer , già premio Oscar per la sceneggiatura de “Il caso Spotlight”,con protagonisti Ryan Gosling e Claire Foy.
La pellicola costituisce  l’adattamento cinematografico della biografia ufficiale di  Neil A. Armstrong, scritta da James R. Hansen e pubblicata nel 2005.
Neil Armstrong entrò alla NASA nel 1962. Dopo varie missioni, partecipò all'Apollo 11 e divenne, il 20 luglio 1969, il primo uomo a mettere piede sulla Luna.



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