giovedì 23 agosto 2018

TITO E GLI ALIENI






Cosa si cela in quel cielo stellato che ogni notte si presenta davanti ai nostri occhi?
E’ possibile che siamo veramente soli? Che nessun’altra forma di vita sia presente in quell’immensità?
Tito questo non lo sa; anzi, collocato all’interno dell’Area 51 del  deserto del Nevada, aspetta con pazienza di riuscire a stabilire un contatto con loro. A captarne un messaggio. A sentirne la voce.
Egli dedica a questo scopo la sua vita di ricercatore. E’, infatti, un professore universitario napoletano, sbarcato negli USA e finanziato da questo Paese, per predisporre la tecnologia necessaria all’osservazione dello spazio siderale e la realizzazione di un contatto con gli “ Alieni”.
Morta la moglie, sua compagna di ricerca, tuttavia, l’eterno spazio  presente nel cielo comincia ad assumere per Tito anche i connotati di quel mondo sconosciuto , dell’eternità, in cui anche i nostri cari possono trovare un loro posto . Così , inavvertitamente, in un tempo che scorre tra il ricordo e il desiderio , senza una precisa volontà,  comincia giornalmente a realizzare un contatto, un colloquio con la moglie defunta, a metà fra l’illusione ed il ricordo, con l’aiuto del complesso computer che ha costruito e che ha chiamato “Linda”.
Nel frattempo, a distanza di migliaia di chilometri , nella sua Napoli , in qualche modo, suo fratello fa la stessa cosa con la moglie morta , madre dei suoi due figli : Anita, la maggiore e il fratello minore Tito .
Si, suo fratello fa la stessa cosa!  Simula giornalmente una telefonata con la moglie per continuare, in questo modo, il loro rapporto e dare ai suoi figli la presenza della madre.
La situazione, tuttavia, improvvisamente precipita. Il fratello muore e i due ragazzi andranno in America a cercare aiuto e famiglia dallo zio Tito.
Comincia così, in maniera sempre più evidente, a prevalere la ricerca, nell’infinito spazio che ci circonda,  dei nostri cari smarriti che sono i veri “ alieni” di cui c’importa e il cui contatto desideriamo veramente.
La regista Randi, in diverse interviste, ha spesso spiegato, infatti, che il motivo d’ispirazione del film, oltre la sua passione per la fantascienza, è stato proprio quello della visione del padre concentrato nel ricordo della moglie: “. Qualche anno fa colsi mio padre assorto davanti al ritratto di mia madre, una bella fotografia di lei sorridente appesa nella sua camera. La memoria di mio padre si stava progressivamente sciogliendo come neve al sole, mia madre era scomparsa da più di dieci anni e lui passava ore in contemplazione del suo viso. Quell'uomo con la sua irriducibile leggerezza e il suo spirito eccezionale mi ha permesso di immaginare un mondo attraverso i suoi occhi"
Di passo in passo, il film, pertanto, cominciando dalla ricerca degli extraterrestri nell’Area 51, all’interno del deserto del Nevada, ci porta fino ad una scena d’ incomparabile bellezza. Riproponendo la storica scena del film “ Incontri ravvicinati del terzo tipo”, questa volta, ad incontrare i terrestri li riuniti sono le ombre fluttuanti e sorridenti di quelli che tutti noi certamente conosciamo già. Sono i nostri cari non più presenti fra di noi che, per un attimo, possiamo immaginare che continuino a vivere in una particolare dimensione temporale e spaziale, collocata in qualche parte dell’universo.
E’ forse una delle tante forme di “ Paradiso” di cui ci parlano tante religioni o è soltanto il desiderio ed il loro ricordo che ci spinge a rivederli in una dimensione al limite dell’irrealtà?.
Bravi i giovani attori “scugnizzi” Luca Esposito (Tito) e Chiara Stella Riccio (Anita) che insieme a Valerio Mastandrea e all’attrice e modella francese Clemence Posey (nella parte di Stella)  ci rappresentano questa storia.
Una menzione particolare per la bella interpretazione del computer “ Linda” ( la cui voce è quella della regista)  , specialmente quando fa un giro di valzer con Valerio Mastandrea sulle note di “ I  get alone without you very well” di Chet Baker. Una specie di ballo di addio con la moglie, particolarmente toccante.





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