Inizia:
Durante la guerra del ‘15 – ’18
nacquero molte canzoni che inneggiavano alla patria in armi, a Trento e a
Trieste da liberare, alla vittoria che avrebbe coronato il sacrificio dei
combattenti e del popolo. Ma le canzoni più belle furono le più semplici : le ‘
cante ’ anonime , un po’ in lingua e un po’ in dialetto , sgrammaticate , ma
vivissime , che si cantavano in trincea. Senza retorica , ma con crudo spietato
senso della realtà , esse parlavano della dura vita del soldato : le marce ,
gli assalti , i bombardamenti dell’artiglieria , i compagni che morivano , e
insieme il rimpianto della casa lontana , il desiderio della ‘ licenza ‘ , i
sogni da realizzare non appena la guerra fosse finita . In quelle cante senza
autore (ciascuno vi aggiungeva una strofa , l’adattava al suo reparto) veniva
sempre lodata la figura del capitano : quel comandante valoroso , di cui fu
ricco il nostro fronte , che marciava in testa ai suoi soldati , ma che sapeva
essere sempre umano e paterno . Era il capitano per eccellenza , il capo
d’altri uomini , anche se portava galloni diversi , di colonnello o di generale
.
Antonio Cantore , generale degli
alpini , fu uno di questi ‘ capitani ‘ . Vestito con un cappotto sdrucito , con
il bastone in mano , il ‘vecio ‘ , come lo chiamavano affettuosamente ,
camminava giorno e notte nelle trincee e su per i monti e andava di pattuglia
come un soldato qualsiasi .
Morì in primissima linea ,
colpito in fronte da una pallottola , mentre dalla trincea osservava col
binocolo il nemico che gli stava innanzi , a duecento metri .
A lui e agli altri eroici
capitani della grande guerra dedichiamo una di quelle canzoni di trincea .
E il capitan della compagnia
e l’è ferito, sta per morir ... !
Ghe manda a dire ai suoi alpini
perché lo vengano a ritrovar
.
I suoi alpini ghe manda a dire
I suoi alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar …
’ O con le scarpe o senza scarpe
i miei alpini li voglio qua … ‘
’ Cosa comanda , sior Capitano
che noi adesso semo arrivà … ‘
Ed io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià :
il primo pezzo alla bandiera ,
secondo pezzo al battaglion ,
il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol !
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor !
L’ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior … !
L’ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior … !
Chissà se qualcuno di questi valorosi capitani fu
trasportato in barella dalle portatrici a valle per essere poi avviato ,
se ferito , agli
ospedali da campo o , se
morto , seppellito nel Cimitero di guerra di Timau , dove le stesse
portatrici avevano scavato la fossa ?
Ma chi erano queste portatrici ? Erano donne della Carnia che avevano avvertito la gravità della situazione ed avevano aderito subito all'invito drammatico di mettersi a disposizione dei Comandi Militari per trasportare a spalla quanto occorreva agli uomini della prima linea . Arrivavano a destinazione col cuore in gola , stremate dalla disumana fatica , che diventava ancor più pesante d'inverno , quando affondavano nella neve fino alle ginocchia . Scaricavano il materiale , una sosta di pochi minuti per riposare , per portare agli alpini al fronte qualche notizia del paese e magari riconsegnare loro la biancheria fresca di bucato , portata giù a valle per essere lavata , nei giorni precedenti . Si incamminavano poi in discesa , per ritornare a casa , dove c'erano ad aspettarle i bambini , i vecchi , la cura della casa e della stalla .
Ma chi erano queste portatrici ? Erano donne della Carnia che avevano avvertito la gravità della situazione ed avevano aderito subito all'invito drammatico di mettersi a disposizione dei Comandi Militari per trasportare a spalla quanto occorreva agli uomini della prima linea . Arrivavano a destinazione col cuore in gola , stremate dalla disumana fatica , che diventava ancor più pesante d'inverno , quando affondavano nella neve fino alle ginocchia . Scaricavano il materiale , una sosta di pochi minuti per riposare , per portare agli alpini al fronte qualche notizia del paese e magari riconsegnare loro la biancheria fresca di bucato , portata giù a valle per essere lavata , nei giorni precedenti . Si incamminavano poi in discesa , per ritornare a casa , dove c'erano ad aspettarle i bambini , i vecchi , la cura della casa e della stalla .
All'alba del giorno dopo si ricominciava con un nuovo ‘ viaggio ’ .
Se vi trovate a passeggiare nella zona delle Alpi Retiche
o Carniche , dove si svolsero le battaglie della prima guerra mondiale , se
farete delle escursioni percorrendo suggestivi sentieri tra pini e abeti o
seguirete semplicemente le piste forestali , se sarete capaci di ascoltare il
soffio del vento , allora l’infinito silenzio di quelle montagne potrebbe
ancora una volta essere squarciato dalle voci di quei soldati o dal lamento del
loro capitano morente e se guarderete i fiori profumati di quelle montagne ,
ricordatevi che essi furono il solo omaggio ai poveri corpi di tanti alpini ,
morti lontano dalle loro mamme , fidanzate o mogli e sepolti tra queste
montagne , con il perenne conforto del loro elmo , ricoperto dalla negra terra
, e ricordatevi che tra gli alberi di queste nobili montagne aleggiano ancora
le loro anime a cui fanno compagnia le strida dei falchi , il fragore dei
ruscelli , il silenzio delle nevi e il vostro commosso pensiero .
Ricordatevi anche che qualche impervio sentiero fu percorso
anche da quelle portatrici carniche che , con sforzo sovrumano e immenso amore
e sacrificio , salivano questi monti , perché sentivano il loro cuore
sussurrare : ‘ Anin , senò chei biadaz ai murin encje di fan ‘
, ovvero , ’ Andiamo , altrimenti quei poveretti muoiono anche di fame ’ .
Ricordiamo , in particolare , una
di queste , Maria Plozner , alla quale , nel 1997 , il Presidente della
Repubblica ha conferito ‘ motu proprio ‘ , la medaglia d'oro al valor militare
alla memoria .
Era mamma di quattro figli
in tenera età e sposa di un combattente sul fronte del Carso . Aveva solo
32 anni quando venne colpita a morte da un cecchino austriaco . Spirò la stessa
notte nell'ospedale da campo .
Ebbe un funerale con gli onori
militari , alla presenza di tutte le portatrici e fu seppellita a Paluzza .
Forse non è un caso che una
straordinaria voce di donna abbia cantato in modo accorato quel canto alpino ,
perché non furono solo gli uomini gli unici eroi di quella guerra , ma lo
furono anche le loro donne , con il loro umile e nascosto eroismo quotidiano .
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