giovedì 13 ottobre 2016

PER DARIO !



Dario Fo non è più fra di noi e gli auguro che, in questo momento, abbia avuto almeno la possibilità di ritrovare la sua amata Franca.
Chissà?
Lo ringrazio per il contributo che la sua personalità e la sua vita ci hanno regalato, costringendoci a misurarci su di un livello più alto di sensibilità e cultura, grazie  alle sue sollecitazioni provocatorie e non.
Personalmente, sono stato e sono spesso contrario alle sue affermazioni ed allo stesso modo di vedere la società nel suo complesso; ma, alcuni spaccati di realtà e la loro elaborazione artistica rimangono memorabili.
 Ha avuto una versatilità incredibile, spaziando  dal teatro  alla pittura,  dal componimento musicale  alla  televisione ecc.
 E’ stato un cantore della nostra storia e cultura, delle aspirazioni dei più umili, della contraddizione sempre presente nei confronti del potere costituito.
In questo, ho probabilmente, rispetto a lui, una visione profondamente diversa.
Ascoltandolo, ho avuto sempre la sensazione che la sua visione del potere assomigli a quella che tanti anni fa, nel periodo della “Contestazione”, definivamo come il “ Sistema”: una struttura d’interessi, di relazioni e di potere capace di tessere attorno a noi una rete intricata e condizionante tutti i nostri comportamenti.
Una rete ed un sistema di potere capaci anche di riscrivere la storia passata e condizionare il pensiero presente manipolando l’informazione, le coscienze e le idee della massa rendendola facilmente dominabile.
Questa è una visione che non mi appartiene più, pur avendola in parte condivisa tanti anni fa.
Credo, invece, che la realtà sia molto più contraddittoria e che la capacità di verifica e controllo anche della persona più umile sia una questione molto più complessa, vitale e capace di reazione e di verità immediata. Concetto sul quale fondo la mia estrema fiducia nella “democrazia”. Concetto che ho trovato anche, all’interno delle mie letture passate, nel pensiero di Mao Tse Tung e nella fiducia che lo stesso nutriva nei confronti del popolo e della sua capacità di valutare e giudicare le idee giuste. Il suo criterio di giudizio non era, infatti, aprioristico ma, al contrario, molto concreto quando affermava che la verità risiede in seno al popolo. Quando valutava il successo di una posizione politica e culturale fra la gente come l’unico indicatore della sua validità.
L’esatto contrario di una visione del popolo come massa amorfa controllata e manipolata.
E’ possibile ed è logico che ogni struttura di potere cerchi di condizionare le coscienze e la cultura di una società per poterne mantenere il controllo; ma, in qualche modo, deve riuscire a rispondere, anche mentendo, ai bisogni delle persone. A partire da quelli ogni persona ha la possibilità di prendere coscienza e valutare ciò che gli viene detto e offerto in maniera libera ed autonoma, creando le basi del cambiamento e del dissenso, quando è necessario.
Esiste quindi anche un potere della gente, della massa delle persone, del popolo  che condiziona con il suo  giudizio l’esigenza di successo e di consenso della classe dominante.
Probabilmente vi è un continuum fra queste diverse letture su cui ci si può incontrare e comprendere meglio la realtà che ci circonda, a patto di  essere disponibili ad ascoltarsi l’un l’altro.
Pur con la diversità di visione di cui ho parlato, ringrazio pertanto di nuovo Dario Fo per il suo impegno civile ed artistico e per la bellezza di ciò che ha espresso con la sua vita .




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