Ho il piacere di presentarvi un racconto di un mio caro compagno del Liceo : Mario Basile
COMINCIA:
Conservo nell’intimo , come la
memoria di una gradita carezza , il ricordo della verde stagione .
Finiti i compiti si correva in
piazza con le tasche dei nostri pantaloncini di velluto rigonfie per le
macchinine che attendevano di sfrecciare sul terreno . Il rombo delle rare
vetture che passavano veniva coperto dalle nostre grida onomatopeiche che
anticipavano il gioco .
Brrruuummm , brrruuummm ,
brrruuummm ...
Con il gessetto disegnavamo il
circuito per terra . E la nostra fantasia ce lo faceva disegnare tortuoso . Al
suo interno si tracciava ogni tanto un quadrato tagliato dalle diagonali . Rappresentava un traguardo . Quando
l’automobilina lo oltrepassa poteva anche uscire fuori dal bordo del circuito
tanto che chi l’aveva lanciata poteva gridare felice a squarciagola : TAPPA !
TAPPA !
Presago del passato ho deviato
dal mio percorso .
Anche in quella piccola città ,
in quel paese simile a quello della mia infanzia ho visto dei ragazzini con le
ginocchia sbucciate per essere stati troppo tempo a terra .
Passo come uno straniero in mezzo
a loro , ma nessuno ha capito che non lo sono .
Il mio cuore è vicino , anche se
batte lontano , signore di un corpo esiliato e straniero .
Tutto mi si confonde . Quando
credo di ricordare una cosa , penso ad altro e intanto vedo in modo nitido quello che la mia memoria
sventola come un ventaglio distratto .
Hanno delle vetturette
sgangherate tra le mani . Sono modelli di macchine sportive , ma di scarso
valore . Un bambino con i capelli biondi e arruffati se ne sta lì a guardare .
Segue i movimenti delle braccia dei
suoi compagni . Urla con loro , ma avrebbe
una gran voglia di lanciare anche la sua .
Forse mi sono attardato troppo .
Ho sostato un’ora in quel piccolo paese attraversato da una strada larga . Ora
devo affrettarmi a riprendere l’autostrada . Questo mio vecchio TIR non è
adatto a percorrere una strada statale , ma guardando il volto di quel bambino
non posso fare a meno di intenerirmi . Ho penetrato dentro la sua anima ,
dentro la sua voglia afflitta di amore .
Tutti siamo abituati a vedere noi
stessi essenzialmente come delle realtà mentali , mentre vediamo gli altri come
delle realtà fisiche . A causa dell’effetto che destiamo negli occhi degli
altri abbiamo una vaga consapevolezza di noi stessi come delle realtà fisiche ,
ma soltanto nell’amore prendiamo veramente coscienza che noi abbiamo
soprattutto un’anima , come l’hanno gli altri oltre l’involucro del corpo .
Mi reco al bar che è anche un
piccolo bazaar . Compro in fretta la piccola Ferrari rossa . La metto tra le
mani di quel bimbo . E fuggo via senza permettergli di ringraziarmi .
Il tempo ! Il passato ! Ciò che
sono stato e non sarò mai più . Ciò che ho avuto e non riavrò ! I morti che mi
hanno amato nella mia infanzia . I morti che ho seppellito nella mia maturità !
Dio mi ha creato per essere
bambino . Forse non mi sono mantenuto sempre tale , ma ogni volta che vedo per
la strada un bimbo che piange , un ragazzo esiliato dagli altri , mi fa più
male il suo sprovveduto dolore della tristezza del mio cuore esausto .
Tedio del crepuscolo e della
trascuratezza , stanchezza di aver dovuto vivere …
Ho avuto desideri , ma mi è stata
negata la ragione di averli .
Non ricordo il volto di un figlio
. Egli è morto quando aveva solo sei mesi .
Tutto quello che vi è di disperso
e duro della mia sensibilità proviene dall’assenza di quel calore e dalla
nostalgia inutile dei baci che non ricordo .
Che altro sarei se avessi potuto
godere di più di quella tenerezza che dalle viscere saliva ai baci sul volto di
un bambino !
Adesso non vedo l’ora di tornare
a casa , di ritornare a sedermi in poltrona accanto a quella donna che ha seppellito
anch’essa nella tomba la sua maternità e che mi attende ancora nella vecchia
poltrona accanto al fuoco . Da quanti anni la conosco ? Era una bambina quando
mi vedeva sudare tutto trafelato in piazza . Si affacciava dal balcone e rideva . Rivedo quella piazza , quel circuito bianco disegnato
sulla piazza scura e quella fanciulla che mi guardava dalla finestra e che non
sapeva che un giorno avrebbe unito la sua vita alla mia , che mi avrebbe
aspettato in silenzio pazientemente , convivendo con la sofferenza che
scaturisce sempre dall’ansia delle lunghe attese .
Chissà se in questo momento
riesce a percepire questi pensieri che mi invadono …
Non avrei mai potuto immaginare
che lei avrebbe avuto la pazienza di attendere silenziosa il ritorno di un uomo
che per vivere fa il camionista .
Eppure venivo da terre prodigiose
, dai paesaggi più belli della mia vita , ma non ho parlato di quelle terre se
non a me stesso , ma l’amore forse ne ha percepito i bagliori segreti .
Piove da due ore e dal cielo
grigio e freddo cade un’acqua di un colore che fa male all’anima .
Questo sarà il mio ultimo lungo
tragitto . Dopo andrò in pensione . Tornerò a riposare nella mia casa senza
figli e senza la dolce invasione dei nipoti . Non dovevo partire per questo
viaggio , ma ho sostituito Giacomo Bianchi che stava male e che adesso sta in
un letto caldo , al caldo, con un’aspirina in bocca .
A questo mondo viviamo tutti
passeggeri di una nave salpata da un posto ignoto che forse piano piano
riusciamo a distinguere quando ci avviciniamo al porto ignoto che sarà la
nostra destinazione finale .
Come inquilino
della nave vedo in quel bambino che ho appena lasciato quello che fui e provo
per quel piccolo passeggero una tenerezza che provai forse solo per quel
minuscolo essere che ebbi un giorno tra le braccia .
Colui che io conosco come nessun
altro conosce non avrà più strade da percorrere , ma solo un porto da
raggiungere . La sua amata Itaca , la sua dolce Penelope che in tante sere
ha disfatto la tela , attendendo il suo tardo rientro nella notte , mentre io
sostituivo allo scenario antico sogni creati tra giochi e slanci , tra bionde
luci e musiche invisibili .
Tutti noi
viviamo distanti e anonimi , dissimulati , soffriamo da sconosciuti , nella
dolorosa costanza e quotidianità della vita , ma io ho una specie di dovere di
immaginare un’altra realtà , perché , non essendo altro , né volendo essere
altro che uno spettatore di me stesso , devo avere il migliore spettacolo che
posso . Così mi costruisco pensieri di oro e di seta nelle sale immaginarie di
un palcoscenico vuoto .
Se la nostra vita potesse essere
un eterno stare alla finestra , se potessimo rimanere così, come un fumo
immobile , sempre , sempre con il medesimo momento dell’imbrunire che addolora
la curva dei monti . Se si potesse restare così a guardare , a ricordare , a
sognare oltre il tempo !
Giro l’angolo e imbocco un’altra
strada . Solo allora mi accorgo che oltre ai lampioni , che si stanno
accendendo nel tramonto rosa , c’è qualcos’altro nella strada : un bagliore di
luna che si va offuscando , vago , occulto , muto , pieno di nulla e di tutto ,
come la vita …
Guarda come sta scurendo !
Ho chiesto alla vita soltanto che
non mi togliesse il sole e adesso vedo una luce rosa e grigia .
Un accecante bagliore illumina
d’un tratto la mia ombra …
Non sento più il volante …
Un filo lento di fumo si alza e
si disperde in lontananza come chi , dopo aver respirato fitto , interrompe d’un tratto la sua corsa ,
trascinandosi in un battere alto di passi
brevi svelando il passato e il domani del mondo ed il mistero di entrambi …
In un altro punto delle
coordinate spazio-temporali un lontano bambino fa sfrecciare la sua piccola
Ferrari che esce vincente dal circuito disegnato per terra …
TAPPA ! TAPPA ! …
E’ il suo ultimo grido felice
prima del tramonto ...
FINISCE
AGGIUNGO IL VIDEO CON LA CANZONE TIR CANTATA DA MINA CHE E' STATA
D' ISPIRAZIONE AL RACCONTO
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