martedì 12 marzo 2019

I VILLEGGIANTI



Valeria Bruni Tedeschi mette in scena sullo schermo una tragedia  in tre atti “ I villeggianti” ,ambientata in una splendida villa sul mare della Costa Azzurra, con un epilogo finale in cui spiega ai protagonisti, con le immagini e le parole del personaggio di un fratello defunto,  che in realtà sono già morti. Il loro modo di vivere o meglio di sopravvivere è  molto vicino al mondo dei defunti , privo com’è di speranza , di capacità di vedere ed amare veramente l’altro che ti sta vicino.
Dominati da un profondo malessere esistenziale i diversi personaggi si muovono  invocando aiuto; ma, allo stesso tempo, sono incapaci di vedere  e rapportarsi con chi gli sta accanto. Personalmente trovo insopportabile, ad esempio, la mancanza di significativa attenzione verso l’unica bambina presente , figlia adottiva della protagonista.
E’ una tragedia personale , familiare ,sociale  e filosofica. Personale perché  evidenzia la solitudine , i traumi non risolti , il bisogno d’amore vissuto come realtà a cui appoggiarsi per riuscire a sopravvivere piuttosto che come capacità di rapporto, di scambio di sentimenti  e di cura dell’altro. Familiare perché ci mostra una famiglia distrutta  anche per la mancanza dell’unica figura maschile  che si era in qualche modo presa cura delle sorelle,  facendole sentire amate pur se spesso criticate :un fratello da poco venuto a mancare. Una famiglia che non è riuscita a proteggere la figlia,  che bambina ha subito una violenza. Tragedia Sociale e filosofica  espressa nella mancanza totale di un vero senso del rispetto nelle relazioni di lavoro  e nella concezione  filosofico politica ben evidenziata in un dialogo fra l’industriale ormai non più in attività , marito della sorella della protagonista, e la sceneggiatrice   che dichiara di  essere “di sinistra”. Nella spiegazione delle sue posizioni   “essere di sinistra” vuol dire rendersi conto che la natura è malvagia e basata sulla legge del più forte,  ma che in qualche modo lo sforzo costante nella storia di chi la pensa diversamente può gradualmente migliorare le relazioni umane e le  condizioni dei più deboli. Questa teoria evoluzionista e storicista,  alla fine, condanna le persone ad una visione  pessimistica della realtà , ad una natura matrigna che naturalmente ci fa stare male, ci emargina  e che forse , chissà quando, potrà migliorare . Come se le caratteristiche della società in cui viviamo    non fossero, invece, il frutto della responsabilità delle nostre azioni quotidiane.
Un senso di disagio , di disperazione  e di tragedia pervade  tutta la narrazione che è una storia anche di separazione. All’inizio del film si dice, infatti, che il divorzio è una delle peggiori esperienze umane da sopportare.
Valeria Bruni Tedeschi  con “ I villeggianti”  è giunta al suo quarto film ,dopo “ E’ più facile per un cammello “ ( 2003), “Attrici “ del 2006 e “ Baciami ancora “ del 2009. Le sue opere hanno sempre un carattere fortemente autobiografico e spesso descrivono una sensibilità difficile e problematica. Voglio sperare che nella sua vita reale prevalga uno sguardo di speranza sull’avvenire.
Fra gli interpreti sottolineiamo l’interpretazione di Valeria Golino ( nel ruolo della sorella Elena) , di Riccardo Scamarcio ( Luca) e  Noèmie Lvovsky nel ruolo di Nathalie  la sceneggiatrice del film della protagonista  Anna ( Valeria Bruni Tedeschi).

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