venerdì 1 marzo 2019

Se la strada potesse parlare




Dopo la grande prova di Moonlight (Oscar 2017 per il miglior film), Barry Jenkins ci regala un film a tratti delicato e romantico, a tratti duro e feroce, ma, nell’insieme, capace di forza e speranza. Quella stessa forza e speranza che, nel corso degli anni, ha permesso agli afroamericani di resistere alla schiavitù, allo sfruttamento, alle vessazioni di ogni tipo per continuare ad amare, a ridere, a sognare, a cantare e suonare come forse nessun altro.
“Se la strada potesse parlare “((If Beale Street Could Talk) del 2018 è il nuovo film di Barry Jenkins in cui ci viene raccontato tuto questo, adattando per lo schermo l’omonimo romanzo del 1974 di James Baldwin.
Nell’America degli anni settanta, Tish e Fonny, due giovani di colore, tentano di vivere il loro amore tra mille difficoltà e ,proprio quando stanno iniziando la loro vita insieme, il più becero razzismo si avventa su di loro con la prepotenza ed il volto di chi dovrebbe garantire l’ordine e la giustizia.
Pur all’interno della disperazione connessa all’arresto ed alla detenzione di un Fonny, totalmente innocente e ingiustamente e volutamente perseguitato, i due giovani e le loro famiglie accolgono la notizia della gravidanza di Tish come una benedizione, dandoci una grande lezione di vita e di concreta moralità.
 Non solo il film ci mostra come negli USA vi siano cittadini di secondo livello; ma, come addirittura per essi, per gli afroamericani, la giustizia ufficiale spesso venga distorta con un segno apertamente persecutorio. L’America ci ha spesso raccontato questa realtà, che speravamo fosse stata spazzata via dal movimento dei diritti civili degli anni sessanta.  Le vicende di questo film, tuttavia, e molti episodi d’intolleranza e di rivolta, avvenuti negli anni recenti, ci mostrano come tutto questo sia ancora attuale. Nonostante vi sia stato un Presidente di colore, in molti Stati e regioni persistono evidenti discriminazioni. D’altra parte, fenomeni di razzismo ricominciano a presentarsi di recente anche in Europa ed in Italia, adducendo come motivazione il forte disagio di fronte al fenomeno dell’immigrazione.
Kiki Layne e Stephan James riescono a comunicare una bella freschezza ed intensità ai loro personaggi Tish e Fonny. Bella anche la prova di Regina King nel ruolo di Sharon Rivers, la mamma di Tish, per la cui prova ha ottenuto l’Oscar 2019 come miglior attrice non protagonista, oltre che il Golden Globe ed altri premi.
Il film ha ottenuto anche la candidatura agli Oscar 2019 per la migliore colonna sonora a Nicholas Brittel e quello per la migliore sceneggiatura non originale a Barry Jenkins. Stupisce la mancata candidatura per la migliore attrice protagonista a KiKi Layne, per la migliore regia a Barry Jenkins oltre che come miglior film.

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