Arrivammo
in albergo prima di pranzo. Era piccolo ma grazioso, con diverse camere, tra
cui la nostra, con l’ingresso in una galleria che guardava il mare e la costa
prospiciente. La camera era grande e confortevole. Posammo i bagagli, ci
rinfrescammo e decidemmo di andare a trovare qualcosa da mangiare nel
villaggio. Vi erano molti giovani in giro e molte ragazze. Per lo più avevamo
la sensazione che la popolazione fosse composta da turisti maschi e femmine
oltre che a sole ragazze maltesi. In questa località turistica non si vedevano
anziani, famiglie, bambini e pochissimi maschi adulti.
Mentre
addentavamo un hot dog e bevendo una Seven up (tipica gassosa diffusissima) ci
confrontammo sul da farsi nel pomeriggio/sera. Alfio era dell’opinione di
andare insieme all’appuntamento con le ragazze; ma, non aveva nessuna voglia di
continuare poi la serata insieme con il mio compagno di classe Giorgio.
Sicuramente
dovrò accompagnare Maria a Dingli – mi disse Alfio- perché è possibile che sua
zia possa ospitarci, andando momentaneamente a casa dei suoi genitori. Se tutto
va bene, domani ci possiamo trasferire là. Possiamo risparmiare un po’ di soldi
ed io posso stare più vicino a Maria.
-Ma non ti
secca conoscere i suoi genitori? –gli chiesi
- No, mi
ha detto che la lasciano fare, senza immischiarsi nelle sue scelte. Sono anche
anziani e non parlano l’italiano. Poi siamo solo amici di penna in vacanza.
OK –
proviamo-aggiunsi- Se non ci troviamo bene, possiamo sempre andarcene!
Era estate
piena, la giornata era chiara e l’aria tersa. Nel pomeriggio, c’incontrammo con
le ragazze e decidemmo di fare una passeggiata per Kings Way, la strada
principale della Valletta, per cominciare a farcene un’idea. Si camminava con
piacere perché la strada aveva un carattere strettamente pedonale, ad eccezione
delle carrozze tipiche che passavano insieme a qualche mini bus di
servizio pubblico e taxi. Mi stupii nel vedere la strada controllata da coppie
di agenti in divisa che andavano avanti ed indietro. D’altra parte,
l’amministrazione era ancora in mano inglese e se ne coglieva l’impronta.
Parlammo insieme del da farsi e Maria confermò quanto aveva pensato Alfio.
Sarebbe rimasta fino alle diciannove con noi e poi insieme ad Alfio sarebbe
tornata a casa per vedere di organizzare il nostro trasferimento
nell’appartamento della zia. Con Alfio ci saremmo trovati poi in albergo.
Catherine,
invece, poteva rimanere fino alle 20; ma, dopo doveva tornare a casa. Nel
frattempo, si poteva entrare nella Cattedrale di San Giovanni per ammirare le
opere del Caravaggio e poi, se restava tempo, dare uno sguardo al palazzo del
Gran Maestro dei Cavalieri di Malta
Quando
entrammo nella Cattedrale, rimasi letteralmente ammirato dalla bellezza dei
dipinti del soffitto a volta e dall’esempio completo di stile barocco con cui
era stata realizzata. La cattedrale prendeva il nome dal santo dei suoi
patroni, i Cavalieri di San Giovanni. I dipinti del soffitto, i disegni sul
muro di pietra e le scene della vita di San Giovanni, presenti negli altari
laterali, erano opera di Mattia Preti; ma, nulla poteva eguagliare la gioia di
trovare davanti ai propri occhi il capolavoro del Caravaggio “La decollazione
di San Giovanni Battista”.
Restammo
incantati a guardarlo con Catherine e lei mi sorrise. Poi, mentre Alfio e Maria
si attardavano, ci sedemmo in silenzio ad aspettarli sulle sedie di legno, con
lo sguardo perso nella bellezza di quel luogo sacro.
Prima di
lasciarci con Maria ed Alfio, avemmo il tempo di dare uno sguardo all’esterno
del palazzo del Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, poi ci avviamo verso il
Cordina, dove avevamo appuntamento con Giorgio.
Durante il
pomeriggio, vi era stato un continuo scambio di sguardi, sorrisi e sfioramenti
delle braccia fra me e Catherine. Eravamo tesi e piacevolmente eccitati da
quell’incontro e dalla nostra reciproca presenza. Le chiesi se era contenta del
fatto che ero venuto a trovarla ed il suo sorriso fu la risposta più
esauriente. Le luci cominciavano ad accendersi. Ci ritrovammo in uno spiazzo,
con un palazzo illuminato alle spalle, mentre il cielo sopra di noi cominciava
a scurire e ci baciammo. Era bella, con quegli occhi blu intenso, luminosi e
pieni di giovane vita.
Ci
trovammo alle sette, come d’accordo con Giorgio, davanti al Cordina. Questo era
uno dei locali storici della valletta-Un caffè ristorante dall’interno
elegante, con lampadari di cristallo e dipinti art nouveau, ampiamente
rimodernato e considerato dai Maltesi uno dei locali più prestigiosi
dell’isola. Giorgio aveva portato con sé una ragazza inglese, che aveva
conosciuto in una delle sue scorribande al porto. Una biondina esile e graziosa.
Spiegammo
a Giorgio che Catherine doveva essere a casa massimo per le nove di sera e
quindi i programmi per la serata erano cambiati. Avremmo preso insieme qualcosa
lì al Cordina e poi alle otto Catherine avrebbe preso l’autobus per Zurrieq.
Restammo
così insieme e spiegai a Giorgio che sarebbe stato difficile programmare un
nuovo incontro, considerati i vari impegni delle ragazze e nostri. Ad ogni
modo, mi lasciò il numero di telefono per ogni eventualità. Ci salutammo ed
accompagnai Catherine alla piazzetta da cui partivano tutti gli autobus per le
varie località dell’isola.
Eravamo
contenti di essere di nuovo soli! Il tempo passò in fretta e dovette andare via
non senza esserci dato l’appuntamento per l’indomani pomeriggio. Un raggio di
luce nei suoi occhi fu l’ultima cosa che ricordo mentre saliva di corsa
sull’autobus in partenza.
Prima di
tornare in albergo, rimasi un po’ a godermi la sera passeggiando per Kings way.
Arrivai in una piazza, quasi in fondo alla strada, dove c’era un bar con una
miriade di tavoli all’aperto, in cui si poteva consumare qualcosa, ascoltando
musica dal vivo. C’erano sempre dei complessi di giovani o, qualche
volta, dei cantanti con repertorio swing ecc. Era piacevole ascoltare i
successi del momento seduti tranquillamente in un tavolino, per il tempo che
volevi, consumando solamente una Seven up. Ascoltai due, tre canzoni e poi mi
recai a prendere l’autobus per il ritorno.
L’albergo
era sulla costa ed era piacevole incontrare tanti ragazzi e ragazze che
passeggiavano sul lungomare. Entrai e chiesi la chiave, ma mi dissero che era
stata presa da Alfio che mi aspettava in stanza. Passando per la galleria,
vista mare, che conduceva alla mia stanza, rimasi stordito dalla visione di una
splendida bionda che stazionava quasi davanti alla porta della nostra stanza.
Era la porta prima. la nostra vicina di camera. Passando le sorrisi e
sbirciando nella sua stanza vidi che c’era una sua amica che si stava cambiando
per la notte. Di bene in meglio!
Alfio hai
visto le nostre vicine di stanza? - dissi entrando nella mia camera-
No, chi
sono? - mi chiese Alfio.
Due
biondone-risposi- vieni. Così facendo mi affacciai in galleria sorridendo alla
vicina che scoprii parlava esclusivamente l’inglese. Insieme ad Alfio, tentammo
di scambiare qualche parola nell’unica lingua straniera che avevamo studiato a
scuola: il francese; ma, considerati i risultati, fu meglio augurare la buona
notte nell’unica parola conosciuta in inglese: Good night!
Rientrammo
così in stanza, esattamente come le inglesine a fianco.
Alfio mi
raccontò del pomeriggio. Era andato tutto bene e l’indomani stesso potevamo
essere ospitati dalla zia di Maria. Decidemmo così che la mattina avremmo
saldato l’albergo e ci saremmo catapultati a Dingli, dove Maria ci aspettava
per le 11 del mattino.
Come primo
giorno non potevamo lamentarci. La serata era splendida e rimasi un po’ a
fumare la pipa, affacciato nella galleria a guardare il mare. Pensavo a
Catherine, a casa, a quella notte magnifica. Malta, Giorgio che avevo rivisto,
l’Università che mi aspettava al ritorno ed anche Elena. Poi, pian piano, mi
misi a seguire con gli occhi una barca, con una luce che si allontanava, e
pensai alla luce degli occhi di Catherine quando mi sorrideva.
Che notte splendida!
CONTINUA
Nessun commento:
Posta un commento