mercoledì 10 gennaio 2018

Pagine Maltesi- Parte 11



Arrivammo in albergo prima di pranzo. Era piccolo ma grazioso, con diverse camere, tra cui la nostra, con l’ingresso in una galleria che guardava il mare e la costa prospiciente. La camera era grande e confortevole.  Posammo i bagagli, ci rinfrescammo e decidemmo di andare a trovare qualcosa da mangiare nel villaggio. Vi erano molti giovani in giro e molte ragazze. Per lo più avevamo la sensazione che la popolazione fosse composta da turisti maschi e femmine oltre che a sole ragazze maltesi. In questa località turistica non si vedevano anziani, famiglie, bambini e pochissimi maschi adulti.
Mentre addentavamo un hot dog e bevendo una Seven up (tipica gassosa diffusissima) ci confrontammo sul da farsi nel pomeriggio/sera. Alfio era dell’opinione di andare insieme all’appuntamento con le ragazze; ma, non aveva nessuna voglia di continuare poi la serata insieme con il mio compagno di classe Giorgio.
Sicuramente dovrò accompagnare Maria a Dingli – mi disse Alfio- perché è possibile che sua zia possa ospitarci, andando momentaneamente a casa dei suoi genitori. Se tutto va bene, domani ci possiamo trasferire là. Possiamo risparmiare un po’ di soldi ed io posso stare più vicino a Maria.
-Ma non ti secca conoscere i suoi genitori? –gli chiesi
- No, mi ha detto che la lasciano fare, senza immischiarsi nelle sue scelte. Sono anche anziani e non parlano l’italiano. Poi siamo solo amici di penna in vacanza.
OK – proviamo-aggiunsi- Se non ci troviamo bene, possiamo sempre andarcene!
Era estate piena, la giornata era chiara e l’aria tersa. Nel pomeriggio, c’incontrammo con le ragazze e decidemmo di fare una passeggiata per Kings Way, la strada principale della Valletta, per cominciare a farcene un’idea. Si camminava con piacere perché la strada aveva un carattere strettamente pedonale, ad eccezione delle carrozze tipiche   che passavano insieme a qualche mini bus di servizio pubblico e taxi. Mi stupii nel vedere la strada controllata da coppie di agenti in divisa che andavano avanti ed indietro. D’altra parte, l’amministrazione era ancora in mano inglese e se ne coglieva l’impronta. Parlammo insieme del da farsi e Maria confermò quanto aveva pensato Alfio. Sarebbe rimasta fino alle diciannove con noi e poi insieme ad Alfio sarebbe tornata a casa per vedere di organizzare il nostro trasferimento nell’appartamento della zia. Con Alfio ci saremmo trovati poi in albergo.
Catherine, invece, poteva rimanere fino alle 20; ma, dopo doveva tornare a casa. Nel frattempo, si poteva entrare nella Cattedrale di San Giovanni per ammirare le opere del Caravaggio e poi, se restava tempo, dare uno sguardo al palazzo del Gran Maestro dei Cavalieri di Malta
Quando entrammo nella Cattedrale, rimasi letteralmente ammirato dalla bellezza dei dipinti del soffitto a volta e dall’esempio completo di stile barocco con cui era stata realizzata. La cattedrale prendeva il nome dal santo dei suoi patroni, i Cavalieri di San Giovanni. I dipinti del soffitto, i disegni sul muro di pietra e le scene della vita di San Giovanni, presenti negli altari laterali, erano opera di Mattia Preti; ma, nulla poteva eguagliare la gioia di trovare davanti ai propri occhi il capolavoro del Caravaggio “La decollazione di San Giovanni Battista”.
Restammo incantati a guardarlo con Catherine e lei mi sorrise. Poi, mentre Alfio e Maria si attardavano, ci sedemmo in silenzio ad aspettarli sulle sedie di legno, con lo sguardo perso nella bellezza di quel luogo sacro.  
Prima di lasciarci con Maria ed Alfio, avemmo il tempo di dare uno sguardo all’esterno del palazzo del Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, poi ci avviamo verso il Cordina, dove avevamo appuntamento con Giorgio.
Durante il pomeriggio, vi era stato un continuo scambio di sguardi, sorrisi e sfioramenti delle braccia fra me e Catherine. Eravamo tesi e piacevolmente eccitati da quell’incontro e dalla nostra reciproca presenza. Le chiesi se era contenta del fatto che ero venuto a trovarla ed il suo sorriso fu la risposta più esauriente. Le luci cominciavano ad accendersi. Ci ritrovammo in uno spiazzo, con un palazzo illuminato alle spalle, mentre il cielo sopra di noi cominciava a scurire e ci baciammo. Era bella, con quegli occhi blu intenso, luminosi e pieni di giovane vita.

Ci trovammo alle sette, come d’accordo con Giorgio, davanti al Cordina. Questo era uno dei locali storici della valletta-Un caffè ristorante dall’interno elegante, con lampadari di cristallo e dipinti art nouveau, ampiamente rimodernato e considerato dai Maltesi uno dei locali più prestigiosi dell’isola. Giorgio aveva portato con sé una ragazza inglese, che aveva conosciuto in una delle sue scorribande al porto. Una biondina esile e graziosa.
Spiegammo a Giorgio che Catherine doveva essere a casa massimo per le nove di sera e quindi i programmi per la serata erano cambiati. Avremmo preso insieme qualcosa lì al Cordina e poi alle otto Catherine avrebbe preso l’autobus per Zurrieq.
Restammo così insieme e spiegai a Giorgio che sarebbe stato difficile programmare un nuovo incontro, considerati i vari impegni delle ragazze e nostri. Ad ogni modo, mi lasciò il numero di telefono per ogni eventualità. Ci salutammo ed accompagnai Catherine alla piazzetta da cui partivano tutti gli autobus per le varie località dell’isola.
Eravamo contenti di essere di nuovo soli! Il tempo passò in fretta e dovette andare via non senza esserci dato l’appuntamento per l’indomani pomeriggio. Un raggio di luce nei suoi occhi fu l’ultima cosa che ricordo mentre saliva di corsa sull’autobus in partenza.

Prima di tornare in albergo, rimasi un po’ a godermi la sera passeggiando per Kings way. Arrivai in una piazza, quasi in fondo alla strada, dove c’era un bar con una miriade di tavoli all’aperto, in cui si poteva consumare qualcosa, ascoltando musica dal vivo. C’erano sempre dei complessi   di giovani o, qualche volta, dei cantanti con repertorio swing ecc. Era piacevole ascoltare i successi del momento seduti tranquillamente in un tavolino, per il tempo che volevi, consumando solamente una Seven up. Ascoltai due, tre canzoni e poi mi recai a prendere l’autobus per il ritorno.
L’albergo era sulla costa ed era piacevole incontrare tanti ragazzi e ragazze che passeggiavano sul lungomare. Entrai e chiesi la chiave, ma mi dissero che era stata presa da Alfio che mi aspettava in stanza. Passando per la galleria, vista mare, che conduceva alla mia stanza, rimasi stordito dalla visione di una splendida bionda che stazionava quasi davanti alla porta della nostra stanza. Era la porta prima. la nostra vicina di camera. Passando le sorrisi e sbirciando nella sua stanza vidi che c’era una sua amica che si stava cambiando per la notte. Di bene in meglio!
Alfio hai visto le nostre vicine di stanza? - dissi entrando nella mia camera-
No, chi sono? - mi chiese Alfio.
Due biondone-risposi- vieni. Così facendo mi affacciai in galleria sorridendo alla vicina che scoprii parlava esclusivamente l’inglese. Insieme ad Alfio, tentammo di scambiare qualche parola nell’unica lingua straniera che avevamo studiato a scuola: il francese; ma, considerati i risultati, fu meglio augurare la buona notte nell’unica parola conosciuta in inglese: Good night!
Rientrammo così in stanza, esattamente come le inglesine a fianco.
Alfio mi raccontò del pomeriggio. Era andato tutto bene e l’indomani stesso potevamo essere ospitati dalla zia di Maria. Decidemmo così che la mattina avremmo saldato l’albergo e ci saremmo catapultati a Dingli, dove Maria ci aspettava per le 11 del mattino.
Come primo giorno non potevamo lamentarci. La serata era splendida e rimasi un po’ a fumare la pipa, affacciato nella galleria a guardare il mare. Pensavo a Catherine, a casa, a quella notte magnifica. Malta, Giorgio che avevo rivisto, l’Università che mi aspettava al ritorno ed anche Elena. Poi, pian piano, mi misi a seguire con gli occhi una barca, con una luce che si allontanava, e pensai alla luce degli occhi di Catherine quando mi sorrideva.
Che notte splendida!
CONTINUA

Nessun commento:

Posta un commento