sabato 6 gennaio 2018

Pagine Maltesi- Parte 7



Gli scritti non mi erano andati bene, specialmente la matematica. Non so perché, ero tanto convinto di saper svolgere bene il compito da rifiutare ripetutamente offerte di aiuto da parte dei compagni vicini. Alla fine, invece, mi ritrovai impelagato in una confusione da cui non seppi più uscire e che poi seppi essere stata premiata con un voto fra il quattro ed il cinque.
Arrivò così la data degli orali. Temevo che la mia barba nuova fiammante, in tempi di contestazione studentesca, mi avrebbe reso la vita più difficile, ma non m’importava. Non m’importava neanche se non fossi riuscito a superare gli esami di maturità.
 Andasse come doveva andare! Avevo voglia di cambiare, di andare oltre quell’esperienza e di lasciarmi tutto alle spalle: delusioni amorose, studi, gli stessi compagni ed amici della scuola mi stavano stretti. Volevo andare oltre ed essere libero e quella era una cosa che, pensavo, dipendeva solo da me. Non avrei più permesso a nessuno di fermare il mio cammino e le mie scelte. 
Mi chiamarono per gli orali. La commissione era schierata: Il presidente era un uomo anziano, calvo, con gli occhiali e con degli occhi attenti e vivaci. Accanto a lui stavano gli altri insegnanti della commissione ed i membri interni.  La mia barba lo incuriosì e cominciò a chiedermi perché l’avessi fatta crescere. Da lì, passammo a parlare di filosofia, poi di storia, italiano ecc ecc. e devo dire che fu una discussione ampia ed approfondita. Uno scambio d’idee profondo all’interno del quale venivo interrogato sulle varie materie, con qualche riferimento anche agli anni precedenti. Quello, infatti, era l’ultimo anno in cui agli esami di maturità venivano portati i programmi di tutti e cinque anni. In ultimo, si parlarono e mi fecero presente che vi era stato un problema nello scritto di matematica. Fui, così, oggetto di una verifica delle mie conoscenze nella materia. Dopo, mi spiegarono che il superamento degli esami non era in discussione, ma che l’intoppo in matematica scritta   avrebbe rovinato la media della votazione complessiva. Alla fine, ebbi comunque la media del sette e fui felice perché, all’epoca, dava la possibilità della parziale esenzione dalle tasse universitarie.
In quel periodo, durante gli esami, avevamo familiarizzato con i ragazzi della Quinta A. In particolare avevo parlato con alcuni di loro della Facoltà di Scienze Politiche, dove volevo iscrivermi. In generale avevamo anche parlato delle posizioni progressiste che si stavano affermando nel mondo studentesco. Un giorno, ci ritrovammo così a discutere del nostro futuro seduti ad un tavolo di un bar, all’aperto sotto il grattacielo, nella piazzetta antistante, con una scalinata ai lati di una fontana moderna. Sopra, vi era un piazzale ideato come area pattinaggio che in realtà era stata utilizzato sempre per improvvisate partite di calcio fra studenti.
Carlo era il più quadrato di tutti, Da sempre iscritto alla giovanile del PCI, era appassionato di storia e desiderava iscriversi a Scienze Politiche perché, ancora in quell’anno, i maturati del Liceo Scientifico non potevano iscriversi né a Lettere né a Storia e Filosofia. Era stato recentemente modificato il percorso di studi di Scienze politiche   con un biennio propedeutico e successivamente degli indirizzi che permettevano a molti noi di trovare lo sbocco desiderato. In particolare vi erano cinque indirizzi: internazionale, giuridico, economico, storico e sociologico.
In questo modo, ognuno di noi avrebbe potuto seguire i propri interessi: Carlo lo storico, Giovanni il giuridico ed io il sociologico.



 CONTINUA

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