Fumavo
raramente e la prima esperienza dell’aspirazione del fumo nei polmoni era stata
un disastro. Ero quasi svenuto, nella mia stanzetta piena di fumo, tra la
preoccupazione e la successiva ira dei genitori.
Per darmi
un atteggiamento, avevo scelto di fumare la pipa e ,pertanto, camminavo
completo di armamentario vario di filtri, aggeggi per pulire e pressare il
tabacco ed una pipa molto bella. color marrone scuro a forma ricurva. Da
vecchio marinaio.
Il tempo
degli esami era vicino ed anch’io non potevo mancare all’appuntamento con un
classico di quei tempi: la nottata di studio. Avevo un ammezzato, ai piani
superiori, con una piccola finestrella ed una scaletta di legno che portava
alla terrazza che copriva l’appartamento. La utilizzavamo come ripostiglio e
qualche volta anche come studio di disegno e di pittura. Sia io che mia sorella
eravamo appassionati di pittura, forse per imitare mio padre che, da giovane,
per hobby si divertiva a dipingere. Era abbastanza bravo. Preferiva dipingere
ad acquarello e ad inchiostro di china; ma, la sua opera più bella era, per me,
un piatto bianco su cui aveva dipinto una piccola barca a vela: Era stato
realizzato affumicando il piatto con una candela e realizzando il disegno per
sottrazione del nero fumo. La fiamma della candela aveva leggermente bruciato
una parte del piatto lasciandogli un colore giallastro che ben si accoppiava con
la scena realizzata, simulando il colore di una luna o di un sole al tramonto.
Tutti noi
figli avevamo il desiderio di provare ad imitarlo ed ognuno di noi si divertiva
a dipingere. Io avevo scelto di dipingere ad olio su tela: Mi piacevano
moltissimo i colori ed i soggetti dei quadri di Gauguin, Van Gogh ed altri.
Amavo proprio la materialità del colore. Mi piacevano moltissimo le sfumature
del cielo al tramonto ed avevo realizzato un piccolo quadro, che avevo regalato
qualche anno prima ad una ragazza. Raffigurava un cavallo, la cui sagoma scura
ed indistinta si stagliava all’interno di un rosso tramonto.
Quell’ammezzato
era perfetto per la “ nottata” di studio prima degli esami. Misi un tavolo
pieghevole e delle sedie. Chiesi a mia madre di prepararci una frittata di
patate per cena ed invitai due miei compagni di scuola, con cui studiavo in
quel periodo. C’erano anche due brandine pieghevoli in caso di stanchezza
improvvisa ed irrinunciabile. In realtà, provammo all’inizio a studiare ma,
dopo aver assaggiato la frittata, inevitabilmente cominciammo a chiacchierare
dei nostri desideri, delle paure ed emozioni che riempivano il cuore e la
mente. Il tempo passò così inesorabile ed in qualche modo fra qualche piccola
dormita, un po’ di studio e molte discussioni spuntò l’alba. A quel punto
salimmo la scaletta che ci portava in terrazza per ammirare meglio il sorgere
del nuovo giorno ed i nostri pensieri volarono alti ognuno verso il proprio
mondo lontano.
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