Abitando ormai nello stesso paesino, avevamo conosciuto i
genitori di Maria, che ci avevano invitato spesso a pranzo: Era la prima volta
che andavamo fuori casa e all’estero e così capimmo subito quanto fosse eccellente
la cucina italiana! La nostra cara e amata pasta non c’era! L’acqua non era
buona: era di un sapore salmastro e forse poco sicura per la salute.
Decidemmo di non berne mai; anche perché, invece, la
gassosa più comune: la “Seven up” era molto buona e dissetante.
Nonostante la buona volontà,
il piatto migliore che ci venne offerto furono delle polpettine, stile cucina
inglese. Erano molto gentili ma era meglio mangiare altrove. Alla Valletta
c’erano diversi locali dove si mangiava sia la cucina italiana che quella
inglese. Quando desideravamo mangiare un buon piatto di tagliatelle al ragù
bolognese andavamo al “Bologna”, cucina italiana e deliziose giovani cameriere.
Quando invece, con una modica spesa, desideravamo un piatto sostanzioso, non si
poteva sbagliare. Si andava al “Britannia”: Il locale era immenso e sotto il
livello stradale. Si accedeva attraverso una scaletta e si mangiava un’ottima
bistecca alla Bismark. Non finirò mai di ringraziare il grande statista tedesco
per questa ricetta. Mi portavano un’enorme bistecca con sopra un uovo fritto e circondata da
quattro contorni: patate fritte, insalata di pomodori, altrettanto di
barbabietola rossa a fette, carote lesse a fettine.
Mi abituai a berci sopra un’ottima birra ed uscivo
sorridente e satollo come non mai!
Ci vedevamo ogni giorno con Catherine; ma alternativamente
la mattina o il pomeriggio e comunque doveva tornare per cena a casa. Dopo
averla accompagnata alla stazione dei bus per Zurrieq passeggiavo per la
Valletta e mi capitava di tornare spesso al bar con i tavolini all’aperto dove
si poteva ascoltare musica dal vivo, mentre si sorseggiava un semplice caffè o
una seven up. A volte uscivamo con Maria ed Alfio, specialmente per andare a
visitare dei siti interessanti dell’isola.
Una mattina, ad esempio, eravamo andati nel borgo di Pawla,
non molto lontano dalla Valletta, per visitare il complesso megalitico di
Tarxien. Era uno spettacolo impressionante. Non avrei mai pensato che, a poche
miglia marine dalla Sicilia, averi potuto vedere templi megalitici, i dolmen,
le incisioni sulle pareti fatte da uomini della preistoria vissuti quasi 3.000
anni prima di Cristo. Eppure, eravamo in mezzo a quella meraviglia. Incise
nelle pareti dei passaggi fra i templi vi erano rappresentate file di animali:
arieti, capre, tori tutti in fila, l’uno dietro l’altro come se fossero in
processione e poi tante decorazioni a spirale. La cosa che mi colpiva era
l’intensità e la bellezza della rappresentazione che ti toccava al di là della
possibile imperfezione del disegno.
Molto superficialmente, quando avevo sentito palare della
preistoria, ero stato sempre portato a pensare a uomini rozzi, quasi
scimmieschi mentre adesso capivo quanto potevo sentirli simili a me. Come
potevo intuire la loro passione nel disegnare quelle figure. La dedizione con
cui avevano voluto rappresentarle e decorare quelle pareti. Decorarle per
rendere più belle e per fare in modo che gli altri che guardavano
riconoscessero in quelle immagini la vita che li circondava.
Un grande bisogno di spiritualità, per riunirsi insieme a
considerare il mistero dell’esistenza e della speranza, così come sempre
abbiamo fatto e continuiamo a fare.
Uomini primitivi…………………………come me.
Quella sera, lasciata Catherine e mangiato qualcosa al
Britannia, mi ritrovai a Rabat una buona mezz’ora prima dell’appuntamento con
Maria ed Alfio, per il ritorno a Dingli. Era già buio e la sera era tersa e
limpida. Non avendo niente da fare, decisi di passare quella mezz’ora facendo
una passeggiatina e m’inoltrai su di una stradina che portava in aperta
campagna. Pian piano le poche luci di Rabat si allontanarono e mi ritrovai nel
buio più completo, con una pioggia di stelle nel cielo rese più evidenti
proprio grazie alla mancanza di altre sorgenti di luce vicine. Vi era un gran
silenzio e mi sentivo solo; ma, il possibile timore fu rimpiazzato presto da
una sensazione di pienezza e quasi d’euforia. Pensavo alla bellezza di quelle
giornate, a Catherine alla gioventù che palpitava forte dentro i nostri cuori,
alla bellezza di quella pioggia di stelle nel cielo e sentivo dentro di
me una sensazione di forza e di libertà. Stetti ancora
qualche minuto a passeggiare sotto la luna e poi tornai indietro ad aspettare
Alfio e Maria.
CONTINUA
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