Nei giorni seguenti, cambiammo di nuovo alloggio- La casa
della zia di Maria, pur se accogliente, presentava diverse difficoltà . Le
principali erano quelle legate all’uso del bagno ed, inoltre, la lontananza
dalla Valletta. Nel corso di varie visite a questa città, trovammo un piccolo
alberghetto, ideale per un soddisfacente rapporto qualità prezzo, e decidemmo
di trasferirci. Ora, avevamo a disposizione molti più punti ristoro e potevamo
spostarci in ogni punto dell’isola con facilità. Quasi ogni giorno, ci capitava
di ritrovarci ad ascoltare musica dal vivo , seduti nei tavolini all’aperto,
nella piazza principale, quasi alla fine di King’s way, o di
passeggiare per la stessa via pedonale accompagnando le ragazze ai
relativi autobus. Era sempre particolare notare, in quelle passeggiate ,come il
massimo dell’eleganza per molti maltesi fosse accoppiare un camicia
bianca con cravatta nera su dei pantaloni altrettanto neri come le scarpe
lucide ed appuntite.
Stavamo bene insieme io e Catherine. Era un rapporto
sereno e divertente . Senza pretese, forse, ma pieno di vita. Rimasi, quindi,
dispiaciuto, ma senza farne un dramma, quando mi spiegò che sarebbe
partita fra pochi giorni insieme ai genitori per andare a trovare la sorella,
che si trovava in Gran Bretagna per motivi di lavoro.
Decidemmo di fare qualche cosa
di bello per salutarci e Catherine propose una gita in battello all’isoletta di
Comino, nella parte nord di Malta. Il battello salpava da St. Julien. Arrivava
in ca. mezz’ora a Comino, dove sostava sino a dopo pranzo, per
consentire una giornata balneare nelle splendide spiagge ed insenature
dell’isoletta, e poi si ritornava nel pomeriggio.
Ci ritrovammo così, l’indomani, nell’isola di Comino,
dove si trovano forse le più belle spiagge di Malta. Le sfumature del
colore azzurro del mare andavano dal celeste al turchese. Non avevo mai visto
niente del genere. Eravamo nella Blue Lagoon , un posto incantevole. Una specie
di canale naturale fra Comino e Cominotto, un isolotto più piccolo e
completamente disabitato posto ad una breve distanza di fronte all’isola.
La spiaggia era prevalentemente rocciosa con scogli e con un breve tratto
di spiaggia .
L’acqua era stupenda. Trasparente, limpida e di
un colore celeste intenso.
Ci lasciammo scivolare dentro le onde in un bagno
ristoratore nuotando dolcemente mentre i raggi del sole
scendevano anch’essi in mezzo a noi circondandoci in un tripudio di
riflessi dorati . Eravamo degli Dei in un paradiso!.
Così ,qualche giorno dopo, ricordavo quei momenti vissuti
con Catherine nella Blue Lagoon, mentre già la nave solcava implacabile il mare
verso casa. C’eravamo salutati con un sorriso e con la promessa di scriverci e
rivederci la prossima estate.
Forse! Eravamo troppo giovani e troppo felici per
quei giorni passati insieme per rattristarli oltre il normale dispiacere di un
gioco finito troppo presto.
Ma già nuovi pensieri ed avventure erano all’orizzonte:
l’Università, il racconto delle vacanze agli amici rimasti a casa, telefonare
ad Elena.
Le altre volte che ero stato in viaggio , ad un certo
punto, tornava inevitabilmente la nostalgia di casa. Desideravo gli angoli
della mia stanza, le mie abitudini , i miei libri, le compagnie e la vita di
ogni giorno.
Quella volta era diverso. Sarei potuto stare lì per sempre.
Non avevo nessuna nostalgia del ritorno ed anzi, quando pensavo alla mia casa,
mi veniva di andare con il pensiero a quella che mi sarei potuta costruire
ovunque fossi andato. Chiesi ad Alfio se anche lui avesse una sensazione simile
e ci ritrovammo a pensare che, dopo tutto , avremmo potuto vivere
benissimo a Malta
La nave continuava la sua rotta e si cominciava ad
intravedere Porto Palo e la punta di Capo Passero.
Eravamo delle persone diverse rispetto a quando
eravamo partiti .Ormai eravamo degli adulti ed il pensiero del ritorno a casa
non era per niente entusiasmante .
Volevamo essere liberi e disporre del nostro tempo.
Vivere la nostra vita a modo nostro e da quel momento sarebbe stato
così
FINE
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