domenica 7 gennaio 2018

Pagine Maltesi- Parte 8


Io, Carlo e Giovanni, assaporando le nostre granite di mandorla, la mia macchiata al caffè, parlavamo del futuro. L’impegno, gli studi, le ragazze. Io raccontai che ad agosto avrei fatto il mio primo viaggio. Dove vai? A Malta-risposi-. E che ci vai a fare?_ - mi chiesero-. Ci aspettano delle ragazze che abbiamo conosciuto per corrispondenza-risposi-poi, il mare è bello e ci sono spiagge stupende.
Divertiti, mi dissero-Nel frattempo vuoi venire ad una festa che dà la mia ragazza?-Mi chiese Giovanni- Certo che vengo, ti pare che mi faccio pregare?- risposi-
Festeggia il suo compleanno e ci saranno le sue compagne di classe e la sorella di due anni più piccola, che è molto carina.- aggiunse Giovanni.- Sarà il 20 luglio e così dopo parti più contento.
Non pensare di perdermi di vista fino al 20 luglio!- dissi io- A proposito, mi dicono che suoni bene la chitarra. E’ difficile imparare?
Ma no! Dipende da quanto sei tonto!-ammicco Giovanni. Allora, è un problema- risposi io, ridendo.
Così ci mettemmo d’accordo ed andai a trovarlo a casa sua per le prime lezioni. Era la prima volta che vedevo una casa che sembrava una libreria. Tutta la mia famiglia era formata da accaniti lettori. Casa nostra era piena di libri, ma pensavo di essere un’eccezione. La casa di Giovanni era ancora più caratterizzata dalla presenza di libri. Librerie piene fino al tetto e con molti testi antichi. Mi raccontò che avevano portato a casa loro anche i libri del nonno, dopo la sua scomparsa. Era anche lui un grande appassionato di letteratura. Dopo, la mia attenzione fu catturata dalla magica chitarra di Giovanni e dalle sue dita che scorrevano veloci sulle corde. Era una chitarra ritmica-mi spiegò-adattissima per le canzoni folk e la musica leggera. Cominciai con il classico giro del Do: do maggiore-la minore—fa maggiore-sol settima. Con questo puoi accompagnare un sacco di canzoni-mi disse Giovanni- ma ti devi esercitare ogni giorno e quindi devi comprare una chitarra. Non la prendere né troppo buona, né troppo scarsa, perché, quando avrai cominciato ad imparare bene, ti piacerà avere tra le mani una chitarra decente. Una troppo buona costa molto e sarebbe sprecata con te.
Lo ringraziai e da quel giorno cominciai ad esercitarmi con la chitarra nuova, appena comprata, seguendo i suoi consigli. Ci vedevamo ed in seguito m’insegnò il giro di do maggiore  e quello di la minore semplice: la minore-re minore-mi settima ed altro ancora. Così cominciai a strimpellare felice per ore, chiuso nella mia stanzetta, il ragazzo della via Gluck di Celentano, Sapore di sale, di Gino Paoli, Tous les garcons et les filles di F.Hardy ed altre ancora. Nel frattempo con Alfio preparavamo il viaggio con interminabili telefonate. Le ragazze ci avevano detto che una delle località più belle e frequentate dai giovani era St. Paul’s Bay. Bisognava ormai rapidamente procedere alla prenotazione dell’alberghetto dove andare almeno per i primi giorni, per poi vedere sul posto dove era meglio stare. C’era anche la possibilità dell’ospitalità di una zia di una delle ragazze; ma, questo si sarebbe visto dopo. La cosa più importante era anche fare i biglietti di andata e ritorno con la nave che partiva da Siracusa e ,dopo una notte di viaggio, arrivava a Malta, La Valletta.
Ci recammo così, insieme, in un’agenzia turistica. Prenotammo l’alberghetto a St. Paul’s Bay per cinque giorni e, con i biglietti del passaggio nave in tasca, ritornammo trionfanti a casa. Avevamo preso due cuccette, per dormire sulla nave, nel viaggio di andata; mentre, il ritorno era previsto di giorno ed era stato sufficiente il solo biglietto.
Scrivemmo alle ragazze che era tutto a posto e che saremmo partiti il tre di agosto per rientrare a casa dopo quindici giorni.
Il tempo passò in fretta e senza che me ne accorgessi arrivò il giorno della festa. Mi misi una polo, un paio di jeans, i miei mocassini preferiti e mi diressi verso casa della ragazza di Giovanni.
Andai a piedi perché non avevo la patente di guida e dopo qualche chilometro arrivai all’indirizzo della ragazza. A quei tempi, le feste iniziavano presto perché la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze dovevano tornare a casa prima della mezzanotte, come cenerentola. Molti, come me, poi erano a piedi e bisognava calcolare anche il tempo per il ritorno che, tuttavia, era più veloce, perché andavamo quasi sempre di corsa. Insomma, le ragazze andavano via per le undici massimo, accompagnate dai ragazzi o riprese dagli scocciati genitori, poco contenti di quell’incombenza serale. Per questo motivo, le feste (rigorosamente in casa, con il giradischi o meglio il mangiadischi in funzione, grazie ai dischi portati da tutti i partecipanti e possibilmente, sempre con le luci centrali della stanza da ballo accese, per permettere alle ispezioni improvvise dei genitori di concludersi con facilità) iniziavano nel tardo pomeriggio, verso le diciotto e trenta, diciannove.
Nonostante queste disposizioni di massima, subito dopo l’ispezione, le luci centrali venivano sempre spente concedendo alle coppie che ballavano un po’ d’atmosfera. In effetti, un po’ di ragione, dal loro punto di vista, i genitori potevano averla. Il ballo, infatti, era una pericolosissima battaglia di sospiri ed avvicinamenti. Tutte le ragazze ti mettevano una mano sulla spalla per stabilire le distanze con il tuo corpo durante il ballo; tuttavia, se gli sguardi, la musica, le parole sussurrate, il respiro più affannoso, i profumi facevano il miracolo di spostare la mano della ragazza dietro il tuo collo, l’abbraccio era inevitabile e con esso………….. lo sbocciare di un possibile amore ,suggellato già subito da un primo tenero bacio. In altri casi, si diceva che c’erano ragazze che ci stavano e l’abbraccio immediato, senza parole e facendo finta di niente, permetteva un ballo piacevolissimo e molto aderente. D’altra parte, spesso, cosi come era cominciato, tutto finiva nel completo anonimato ed ognuno riprendeva a ridere e scherzare con i propri amici e amiche come se nulla fosse successo.
Suonai alla porta e mi aprì un sorriso con due occhi grandi, neri e brillanti che mi invitavano ad entrare
.
       -    Ciao, io sono la sorella della festeggiata e mi chiamo Elena e tu chi sei?
-         Ciao, mi chiamo Giuseppe e sono un amico di Giovanni.
-         Dai entra la festa è già iniziata- Così dicendo, mi attirò dentro con il braccio e mi portò nella           stanza dove c’erano già gli altri invitati e dove il giradischi era già in azione.
-         Ecco Giovanni –mi disse- e questa è mia sorella.
-     E’ un piacere conoscerti e ti faccio tanti auguri. –feci io-
Scambiammo due chiacchiere e poi mi allontanai per dare uno sguardo in giro. Luci rigorosamente accese. Buon numero di ragazze partecipanti- Sedie a profusione. Musica gradevole con gli ultimi successi dei gruppi italiani, Mina, Beatles e Tom Jones.
Dopo un po’, mi accorsi che Elena era libera e così mi avvicinai e la invitai a ballare. Era un lento piacevole e, tra una nota e l’altra, cominciammo a conoscerci. Lei andava al Classico ed aveva finito il primo liceo. Aveva sedici anni ed era un fiorellino bruno. Le raccontai di me, dei miei sogni e desideri e le dissi che presto sarei partito per Malta insieme con un amico.
     Ci vediamo al ritorno e mi racconterai –mi disse – e ci scambiammo i numeri di telefono. Può              darsi anche che ti scrivo-le dissi – Posso? – Certo, mi farebbe piacere.- rispose Elena-
E così ,non vedevo l‘ora di partire per poterle scrivere e ritornare al più presto per vederla.
Dopo qualche giorno le valige erano già pronte e telefonai ad Alfio per fissare l’appuntamento alla stazione da cui avremmo preso il treno per Siracusa . Da quella città, infatti, partiva la nave per Malta.

C’eravamo finalmente! Il mio primo viaggio da solo, senza i miei genitori. Verso l’avventura.

CONTINUA

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