Io, Carlo
e Giovanni, assaporando le nostre granite di mandorla, la mia macchiata al
caffè, parlavamo del futuro. L’impegno, gli studi, le ragazze. Io raccontai che
ad agosto avrei fatto il mio primo viaggio. Dove vai? A Malta-risposi-. E che
ci vai a fare?_ - mi chiesero-. Ci aspettano delle ragazze che abbiamo
conosciuto per corrispondenza-risposi-poi, il mare è bello e ci sono spiagge
stupende.
Divertiti,
mi dissero-Nel frattempo vuoi venire ad una festa che dà la mia ragazza?-Mi
chiese Giovanni- Certo che vengo, ti pare che mi faccio pregare?- risposi-
Festeggia
il suo compleanno e ci saranno le sue compagne di classe e la sorella di due
anni più piccola, che è molto carina.- aggiunse Giovanni.- Sarà il 20 luglio e
così dopo parti più contento.
Non
pensare di perdermi di vista fino al 20 luglio!- dissi io- A proposito, mi
dicono che suoni bene la chitarra. E’ difficile imparare?
Ma no!
Dipende da quanto sei tonto!-ammicco Giovanni. Allora, è un problema- risposi
io, ridendo.
Così ci
mettemmo d’accordo ed andai a trovarlo a casa sua per le prime lezioni. Era la
prima volta che vedevo una casa che sembrava una libreria. Tutta la mia
famiglia era formata da accaniti lettori. Casa nostra era piena di libri, ma
pensavo di essere un’eccezione. La casa di Giovanni era ancora più caratterizzata
dalla presenza di libri. Librerie piene fino al tetto e con molti testi
antichi. Mi raccontò che avevano portato a casa loro anche i libri del nonno,
dopo la sua scomparsa. Era anche lui un grande appassionato di letteratura.
Dopo, la mia attenzione fu catturata dalla magica chitarra di Giovanni e dalle
sue dita che scorrevano veloci sulle corde. Era una chitarra ritmica-mi
spiegò-adattissima per le canzoni folk e la musica leggera. Cominciai con il
classico giro del Do: do maggiore-la minore—fa maggiore-sol settima. Con questo
puoi accompagnare un sacco di canzoni-mi disse Giovanni- ma ti devi esercitare
ogni giorno e quindi devi comprare una chitarra. Non la prendere né troppo
buona, né troppo scarsa, perché, quando avrai cominciato ad imparare bene, ti
piacerà avere tra le mani una chitarra decente. Una troppo buona costa molto e
sarebbe sprecata con te.
Lo
ringraziai e da quel giorno cominciai ad esercitarmi con la chitarra nuova,
appena comprata, seguendo i suoi consigli. Ci vedevamo ed in seguito m’insegnò
il giro di do maggiore e quello di la minore
semplice: la minore-re minore-mi settima ed altro ancora. Così cominciai a
strimpellare felice per ore, chiuso nella mia stanzetta, il ragazzo della via
Gluck di Celentano, Sapore di sale, di Gino Paoli, Tous les garcons et les
filles di F.Hardy ed altre ancora. Nel frattempo con Alfio preparavamo il
viaggio con interminabili telefonate. Le ragazze ci avevano detto che una delle
località più belle e frequentate dai giovani era St. Paul’s Bay. Bisognava
ormai rapidamente procedere alla prenotazione dell’alberghetto dove andare
almeno per i primi giorni, per poi vedere sul posto dove era meglio stare.
C’era anche la possibilità dell’ospitalità di una zia di una delle ragazze; ma,
questo si sarebbe visto dopo. La cosa più importante era anche fare i biglietti
di andata e ritorno con la nave che partiva da Siracusa e ,dopo una notte di
viaggio, arrivava a Malta, La Valletta.
Ci recammo
così, insieme, in un’agenzia turistica. Prenotammo l’alberghetto a St. Paul’s
Bay per cinque giorni e, con i biglietti del passaggio nave in tasca,
ritornammo trionfanti a casa. Avevamo preso due cuccette, per dormire sulla
nave, nel viaggio di andata; mentre, il ritorno era previsto di giorno ed era
stato sufficiente il solo biglietto.
Scrivemmo
alle ragazze che era tutto a posto e che saremmo partiti il tre di agosto per
rientrare a casa dopo quindici giorni.
Il tempo
passò in fretta e senza che me ne accorgessi arrivò il giorno della festa. Mi
misi una polo, un paio di jeans, i miei mocassini preferiti e mi diressi verso
casa della ragazza di Giovanni.
Andai a
piedi perché non avevo la patente di guida e dopo qualche chilometro arrivai
all’indirizzo della ragazza. A quei tempi, le feste iniziavano presto perché la
maggior parte dei ragazzi e delle ragazze dovevano tornare a casa prima della
mezzanotte, come cenerentola. Molti, come me, poi erano a piedi e bisognava
calcolare anche il tempo per il ritorno che, tuttavia, era più veloce, perché
andavamo quasi sempre di corsa. Insomma, le ragazze andavano via per le undici
massimo, accompagnate dai ragazzi o riprese dagli scocciati genitori, poco
contenti di quell’incombenza serale. Per questo motivo, le feste (rigorosamente
in casa, con il giradischi o meglio il mangiadischi in funzione, grazie ai
dischi portati da tutti i partecipanti e possibilmente, sempre con le luci
centrali della stanza da ballo accese, per permettere alle ispezioni improvvise
dei genitori di concludersi con facilità) iniziavano nel tardo pomeriggio,
verso le diciotto e trenta, diciannove.
Nonostante
queste disposizioni di massima, subito dopo l’ispezione, le luci centrali
venivano sempre spente concedendo alle coppie che ballavano un po’ d’atmosfera.
In effetti, un po’ di ragione, dal loro punto di vista, i genitori potevano
averla. Il ballo, infatti, era una pericolosissima battaglia di sospiri ed
avvicinamenti. Tutte le ragazze ti mettevano una mano sulla spalla per
stabilire le distanze con il tuo corpo durante il ballo; tuttavia, se gli
sguardi, la musica, le parole sussurrate, il respiro più affannoso, i profumi
facevano il miracolo di spostare la mano della ragazza dietro il tuo collo,
l’abbraccio era inevitabile e con esso………….. lo sbocciare di un possibile amore
,suggellato già subito da un primo tenero bacio. In altri casi, si diceva che
c’erano ragazze che ci stavano e l’abbraccio immediato, senza parole e facendo
finta di niente, permetteva un ballo piacevolissimo e molto aderente. D’altra
parte, spesso, cosi come era cominciato, tutto finiva nel completo anonimato ed
ognuno riprendeva a ridere e scherzare con i propri amici e amiche come se
nulla fosse successo.
Suonai
alla porta e mi aprì un sorriso con due occhi grandi, neri e brillanti che mi
invitavano ad entrare
.
- Ciao, io sono la sorella della festeggiata e mi chiamo
Elena e tu chi sei?
- Ciao, mi chiamo Giuseppe
e sono un amico di Giovanni.
- Dai entra la festa è già
iniziata- Così dicendo, mi attirò dentro con il braccio e mi portò nella stanza
dove c’erano già gli altri invitati e dove il giradischi era già in azione.
- Ecco Giovanni –mi disse-
e questa è mia sorella.
- E’ un
piacere conoscerti e ti faccio tanti auguri. –feci io-
Scambiammo due chiacchiere e
poi mi allontanai per dare uno sguardo in giro. Luci rigorosamente accese. Buon
numero di ragazze partecipanti- Sedie a profusione. Musica gradevole con gli
ultimi successi dei gruppi italiani, Mina, Beatles e Tom Jones.
Dopo un po’, mi accorsi che
Elena era libera e così mi avvicinai e la invitai a ballare. Era un lento
piacevole e, tra una nota e l’altra, cominciammo a conoscerci. Lei andava al
Classico ed aveva finito il primo liceo. Aveva sedici anni ed era un fiorellino
bruno. Le raccontai di me, dei miei sogni e desideri e le dissi che presto sarei
partito per Malta insieme con un amico.
Ci vediamo al ritorno e mi racconterai –mi disse – e ci scambiammo i
numeri di telefono. Può darsi anche che ti
scrivo-le dissi – Posso? – Certo, mi farebbe piacere.- rispose Elena-
E così ,non vedevo l‘ora di
partire per poterle scrivere e ritornare al più presto per vederla.
Dopo qualche giorno le valige
erano già pronte e telefonai ad Alfio per fissare l’appuntamento alla stazione
da cui avremmo preso il treno per Siracusa . Da quella città, infatti, partiva
la nave per Malta.
C’eravamo finalmente! Il mio
primo viaggio da solo, senza i miei genitori. Verso l’avventura.
CONTINUA
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