mercoledì 3 gennaio 2018

Pagine Maltesi - Parte 4


Uscivo da una classica delusione d’amore adolescenziale e, quell’anno, avevo deciso di pensare solo a studiare, cercare di capire quali erano i miei interessi e quale attività lavorativa mi sarebbe piaciuta.
Fino a qualche anno prima, avevo pensato di fare il medico; ma poi, avevo deciso di lasciar perdere. Gli studi erano troppo lunghi ed io volevo al più presto essere indipendente ed andare a vivere da solo. Volevo guadagnare e fare a modo mio, senza che nessuno mi dicesse cosa fare.
Quell’anno frequentavo con Alfio la GS-FUCI, che s’ispirava all’esperienza milanese di quella che poi sarebbe diventata Comunione e Liberazione. A quel tempo, ci stavamo tutti dentro ed ancora non si parlava di politica, ma d’impegno sociale. Era anche un ambiente dove speravamo di conoscere delle ragazze in gamba. C’era, in ogni modo, una forte tensione per il cambiamento. Ci sentivamo stretti in una gabbia organizzata da cui volevamo uscire per vivere la nostra vita, a modo nostro. Volevamo amare ed essere amati. La cultura beat aveva invaso i nostri cuori. Ascoltavamo i cantautori impegnati, ma anche i gruppi rock, e non disdegnavamo le semplici canzonette. Cominciavamo a discutere del senso della nostra vita e della società che ci circondava. Odiavamo l’ipocrisia, che ci sembrava essere ovunque, e le continue proibizioni.
Alcuni amici avevano deciso di andare a studiare fuori. Due compagni di classe volevano andare a studiare psicologia a Lovanio, in Belgio. D’altra parte, in Italia non c’era neanche la Facoltà. Io avrei voluto fare Sociologia e sarei voluto andare a Trento; ma, i miei si opposero con decisione. Dopo, venni a conoscenza che la Facoltà di Scienze Politiche, presente anche a Catania, dopo un biennio propedeutico uguale per tutti, avrebbe istituito degli indirizzi di studio con specializzazioni diverse, fra cui anche l’indirizzo sociologico. Decisi che mi sarei iscritto a quella Facoltà, una volta superati gli esami. Avevamo un gran fervore intellettuale. Leggevamo di tutto e avevamo discussioni infinite sui massimi sistemi. Quando possibile, andavamo anche alla Biblioteca Universitaria, per approfondire argomenti di nostro interesse. Io ero tendenzialmente con una mentalità autoritaria e conservatrice; ma, mi scontrai a fondo con un mio compagno di classe che, invece, era uno studioso appassionato dell’esistenzialismo di Sartre e del pensiero socialista. Pian piano, mi ritrovai a guardare con un occhio più critico un po’ tutto e pormi tante domande a cui non sapevo rispondere. Quest’inquietudine veniva riportata anche sugli studi, in famiglia, nella stessa GS cattolica che frequentavo ed ero sempre meno disposto ad accettare   qualunque tesi mi fosse presentata senza prima metterla completamente in discussione.

CONTINUA






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